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pensieri scolastici | 55 |
Oh! qui poi si abbonda nelle risposte. Prima di tutto: questi esempi possono essere resi familiari, anzi più familiari, dalle traduzioni. In secondo luogo: c’è più da apprendere di male che di bene, da quelle letterature, dalle quali, specialmente dalla Romana, può invece prendersi un abito battagliero, un lievito di rissa e di prepotenza, un appetito eroico di gloria, che non fa per noi. Gli eroi sono eroi alle spese di quelli che eroi non possono o vogliono essere: meglio essere uomini tutti, in santa pace. Ma ammettiamo che se ne apprenda solo il bene; quella elevatezza morale, quella fortezza serena che è necessaria a tutti in tutto. Ora l’umanità, con tutta la mala voce che le danno, è così feconda di bene che ne produce a ogni tratto esempi nuovi e perciò migliori. Ricordate l’ultima aurora dei trecento di Leonida? «A quelli degli Elleni che erano alle Termopile primo Megistia il vate, dopo avere osservate le vittime, annunziò la morte che era per venir loro con l’aurora». Oh! leggete la lettera di Toselli, della vigilia: «Vedo i fuochi.... sono molti molti.... troppi!» Sentite Cedicio al Console: «Tu intanto, mentre i nemici saranno occupati ad ammazzar noi, avrai tempo di cavar l’esercito da questa stretta». E ricordate Galliano che si offre a tenere il forte per dar tempo ai battaglioni di arrivare. «Ego» dice il tribuno dei militi, «hanc tibi et rei publicae animam do....» O buono e forte Galliano, tu l’hai data sì la tua vita: non avesti, come l’antico uffiziale di pari grado, fortunam ex virtute!