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50 | antico sempre nuovo |
«Tra i Romani e i Cherusci scorreva il fiume Visurgi. Sulla sua riva si presentò Arminio con gli altri capi, e domandato se Cesare fosse venuto, poi che gli fu risposto che vi era, pregò gli fosse dato di parlare con suo fratello. Era questi nell’esercito Romano ed era sopranominato il Biondo, insigne per la sua lealtà e per aver perduto di ferita un occhio, pochi anni prima, sotto Tiberio. Gli fu concesso: s’avanzò il Biondo ed è salutato da Arminio; il quale, mandate addietro le sue guardie, domanda che si ritraggano i saettatori disposti sulla nostra riva; e poichè quelli si ritirarono, chiede al fratello, donde quella brutta piaga alla faccia. Dice l’altro il luogo e la battaglia. «E qual premio ne hai avuto?» Il Biondo ricorda l’aumento del soldo, la collana e la corona e altri doni militari, mentre Arminio si beffa di tal buon mercato fatto della schiavitù».
Non è vero che non si può desiderare commento migliore all’antica favola? È il capitolo nono del libro secondo degli Annali. Ma leggete anche il seguente. Il Cane (Flavus) che ha anch’esso il suo collare (torquem), loda il suo padrone; il Lupo (Arminius) ricorda la libertà. Vengono agli insulti, e nemmeno il fiume li avrebbe impediti dall’azzuffarsi, se non fosse accorso Stertinio a trattenere il Biondo che domandava le sue armi e il suo cavallo. E dall’altra ripa si vedeva Arminio minaccioso, che provocava a battaglia. Il dramma umano ha altra conclusione....