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48 | antico sempre nuovo |
Questa madre insidiata non è forse Agrippina? questo sparviero non è il forse il cupo Tiberio? Confrontate il Cap. 53 di Tacito (Ann. IV), dove si narra d’un segretissimo colloquio di Tiberio con la vedova di Germanico. E ad Agrippina sembra alludere la tenera favoletta della capra e del capretto:
Una Capra che aveva un suo lattonzolo
e ne faceva diligente guardia,
un giorno ch’ella se ne usciva a pascere,
Bada, gli disse, scioccherello, all’uscio,
che tu non apra, perchè intorno bazzica
certa gentaglia, e non si sa... Poi vassene.
Appena ell’era uscita, ecco presentasi
il Lupo, e finge nella voce d’essere
la mamma, e fa: Capretto, aprimi l’uscio.
Sente il Capretto, ma pur mette l’occhio
a un fessura. È mamma nel discorrerè...
ma tu non sei già mamma: tu vuoi bevere
il nostro sangue, e con codeste smorfie
la nostra carne vuoi mangiarti. O vattene!
Possono essere sferzate al cavalier di Vulsinii la favola della cornacchia e della pecora, e quella del camello e della pulce. Può essere un ammonimento ai figli di Germanico la favola della savia rondinella:
Eran gli uccelli in un sol luogo a pascere.
Un uomo seminava il lino. Vedono
gli uccelli e poco o punto se ne curano.
Ma quando lo riseppe anche la Rondine,
convocò gli altri e disse in questi termini:
Grande, grande sovrasta a noi pericolo,
quando quel seme sbullettasse. Ridono
gli uccelli. Ed ecco i semi che sbullettano.
Meschini a noi! ripiglia allor la Rondine:
su, tutti lesti, tutti insiem si sbarbichi
la mala pianta, che non se ne facciano