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Seiano, sbarazzatosi di Druso, si volse contro i figli e la vedova di Germanico. Ora la favola degli alberi potrebbe ben riferirsi a ciò che narra Tacito nel cap. 60 del libro detto: qui (Seianus) fratrem quoque Neronis (il maggior figlio di Germanico) Drusum traxit in partes, spe obiecta principis loci, si priorem aetate et iam labefac tum demovisset. L’allusione politica non potè essere causa che l’unica favola, in cui parlavano alberi, fosse stralciata dalle rimanenti? E questa congettura non ne può suggerire altre molte su questo Phaedrus Augusti libertus, che scampò dalle mani di Seiano, dalle quali non scampò nè Druso, il figlio di Tiberio, nè Nerone e Druso, i figli di Germanico, nè Agrippina, la vedova? Si confrontino i due versi di Fedro nel Prologo del libro terzo,

          Quod si accusator alius Seiano foret,
          si testis alius, iudex alius denique,

con questo luogo di Tacito (l. c. 59) adsimulabatque (Seianus) iudicis partes adversus Germanici stirpem, subditis qui accusatorum nomina sustinerent.... Col buon favolista, nato nella Pieria, Seiano adoperare le stesse arti che col giovine Nerone? e in vano? Non pare verosimile. Verosimile sì pare che il Prologo alluda al fatto proprio raccontato poi da Tacito. O come? ecco: gli scrittori clandestini di satire abbondavano a quei tempi. Per non dire altro, quando Tiberio accusò con sua lettera al Senato Agrippina e Nerone (la vedova e il figlio di Germanico, intendiamoci!), ferebantur etiam sub nominibus consularium fictae in Seianum sententiae; exercentibus plerisque per occultum, atque eo pro-