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il latino nelle scuole 35

bio, che sembra una zeppa per turare un buco o una fessura nel verso. Diciamo attollit per tollit e avremo una sillaba di più... ahi! allora rictum perde l’ultima. Come si fa? Mettiamo il plurale fumantes (o meglio fumantis da fumanteis) niveus rictus attollit ad ulmum; plurale che si trova spesso, come in Ovidio rictus serpentis apertos, rictus lupi fulmineos, e via dicendo. Così avremo rimediato a un’altra cosa che mi dava noia. Temevo che qualcuno avesse a ritradurre: «alza il muso a un olmo fumante». È vero che di queste anfibolie se ne trovano molte nei classici, perchè i classici non ci badavano quando elle erano così facili a sciogliersi, come quelli che intendevano di scrivere per la gente «di buon senso» e non per quelle «di senso comune»: ma tant’è: ho piacere d’averla tolta.

Ma noi abbiamo fatto il secondo verso, e il primo è ancora da finire o, meglio, da cominciare. Vedete: i latini non solevano cominciare nascondendo il soggetto a bella posta, come noi moderni facciamo per stuzzicare la curiosità del lettore che si domanda per un pezzo: O che dice egli? di chi parla? come andrà a finire? Quindi io avanti a consistit aratrum porrei qualcosa che spiegasse perchè l’aratro s’era fermato. S’era fermato: perchè? non perchè fossero morti i bovi o per altro accidente, ma perchè l’opera, il solco, era finito. E il solco come era? quadrato, ossia erano quattro solchi che finivano con unirsi. Potremmo dire: coeunt quattuor sulci, o coeunt sulci senz’altro, o meglio in quadrum coeunt sulci. Vedete: in quadrum coeunt sulci è proprio il principio del verso di cui consistit aratrum è la fine: