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il latino nelle scuole |
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stanno bene sì, ma di quando in quando. Poi il sostantivo ne’ poeti latini voi vedete che è quasi sempre accompagnato da un aggettivo, e questo è separato da quello mediante qualche parola, sì che l’idea è come disseminata nel verso e il verso non si capisce a parte a parte, ma nel suo tutto, dopo finito di leggere. Io vi consiglierei a proporvi di rendere ogni verso con un verso... Ridete? vi pare un esercizio indegno di voi, di giovani de’ nostri tempi, de’ nostri licei, fatto solo per i seminari? In verità vi dico che questo esercizio che molti valentuomini disprezzano, era ed è utilissimo per imparare il latino. Se non altro, per eseguirlo, bisogna avere nella memoria tanti luoghi di poeti. Se non altro, insegna, quando si faccia spesso, la pronunzia del latino. Direste di sapere l’inglese, se, per esempio new lo pronunziaste nev o neu? Ora quest’esercizio, oltre a insegnarvi dove è l’accento delle singole parole, vi impratichisce sul suono delle vocali accentate, specialmente o ed e; vi dice, p. es., che Roma si pronunzia «Róma» come in italiano, illorum, con l’o stretto come nell’italiano «lóro» e bonus, con l’o largo come «bòno o buono» e così cena con l’e stretta e bene con l’e larga. Come al contrario il suono che hanno dette vocali accentate nell’italiano, anzi toscano, anzi fiorentino, vi può dire quasi sempre se sono brevi o lunghe in latino; e le eccezioni vi presentano sempre dei problemi, curiosi a porre, facili a risolvere, con rivelazioni inattese e profonde della vita del pensiero e delle leggi della lingua. Ma no: voi non avete sorriso per questo: il vostro era il sorriso di chi vorrebbe