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412 | antico sempre nuovo |
tonica non si rassegna a essere atona a dirittura.
Ora, quando la sillaba che immediatamente precede l’accentata (nel nostro esempio ni), è complicata o resta invariata pur essendo libera, anch’essa è allungabile o lunga; e allora abbiamo parole di tre lunghe successive. Ecco due esempi: lampeggiare, armatura. Oltre le tre lunghe, qui abbiamo anche una breve. La parola lampeggiò sarebbe un molosso: tre lunghe sole. Si pronunzino bene; si ascoltino dalla pronunzia punteggiata d’un Fiorentino. Si vedrà. Il fatto è che in lampeggiò, la prima è allungabile in memoria di lampo, la seconda in ricordo di lampeggia, la terza è accentata.
Spondei dunque ne abbiamo. Vediamo ora gli ossitoni.
Le leggi della versificazione volgare ci obbligano, più che non ci licenzino, ad usare come ossitoni, in mezzo al verso, parole come mio, oblio, mormorio, miei, tue e simili. Ecco il numero degli ossitoni cresciuto. Ma nella metrica neoclassica dovremmo usarli per ossitoni, come nella volgare, solo a mezzo del verso, e non in fine. Possiamo ottenere altri ossitoni con la sinalefe e col troncamento (nel discorso). Nel verso, ad esempio,
gentil ramo ove piacque
abbiamo l’ossitono gentil e l’ossitono ram’o-. Ho detto sinalefe e non elisione, perchè, come vedrà, io non elido per gli occhi, seguendo in ciò i latini e a differenza dei greci. Siccome peraltro io non credo legittimo l’uso dei tronchi in consonante in fin di verso, non nego che a noi siano quasi negati i versi