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nel primo esametro di quelli che tradussi da Virgilio1

Ivano in ordini pari ed il re cantavano in coro,

e nel terzo

Tornano sazi dai prati ed il lor flessibile collo,

re cant-, lor fless- mi sembrano formare due buoni spondei quali possano avere i tedeschi. I quali, del resto, ammettono anche il trocheo per lo spondeo. Così invero si esprime Geibel eccellente fabbro d’esametri2. «Il trocheo nell’esametro epico tedesco è non solo ammissibile ma necessario. Chi volesse provarsi ad escluderlo da una traduzione d’Omero, dovrebbe rinunziare all’alta semplicità dell’espressione e con ciò privare la poesia del suo fascino proprio. Solamente non bisogna adoperare il trocheo in modo che oscuri il suono dattilico dell’esametro. Nel primo piede non è per disturbare; nel terzo e quarto è il più delle volte tollerabile; del quinto e sesto non si discorre. Soltanto nel secondo è un affar serio usarlo, perchè in codesta sede, se non è coperto con accumulazione di consonanti e perciò non conta positione come spondeo, prende la forza al verso che s’avvia, e gli dà un’aria di stanchezza e lassezza...» Per l’appunto, i nostri, anche quando si studiano, imitando certi schemi Carducciani, di far coincidere le arsi, nella seconda sede usano il trocheo. Così:

Quando alle nostre case la diva severa discende;

dove nostre è trocheo: non c’è che dire.

  1. V. a pag. 339.
  2. Nella pref. all’Iliade di I. W. Ehrenthal.