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quando termina un suo periodo con indomato amor, non fa appunto quel che il povero M.... (Diciamolo pure questo nome che fa rima con Manzoni: tanto quel ragazzo che ora sarà un brav’uomo, non si dorrà d’essere nominato: interpretava, a dir vero, male la parola «barbute», ma insegnò qualche cosa al suo maestro: gl’insegnò che ciò che è assurdo in prosa, non può essere ragionevole in versi! diciamo dunque:).... che il povero Morigoni? D’allora in poi esclusi dalla mia tecnica i versi tronchi, con parole, s’intende, tronche artifizialmente. E vedo che tali versi si sono fatti rari anche nella tecnica degli altri.

Dunque il difetto di ossitoni è ostacolo anche più forte del difetto di spondei. Ma ostacolo a che? E qui bisogna che definisca di nuovo in modo chiaro e pratico ciò che si cerca. Ecco: si cerca per l’italiano la metrica classica dei Greci e dei Romani, ritenendo legittimo ciò che o presso gli uni o presso gli altri fu legittimo; con questo, che noi saremmo paghi d’averla almeno quale l’hanno i Tedeschi, codesta metrica.

Ora poichè essa si fonda sulla misura delle sillabe, che sono o brevi o lunghe, par subito alla prima che l’italiano non possa aver quel che il greco e il latino, e nemmeno quel che il tedesco.

Adagio! Vediamo su che si basa la metrica tedesca: «Nelle lingue nuove» dice il Dr. I. C. A. Heyse1 «eccetto che nella tedesca, l’accento, preponderando, ha quasi cancellata ogni traccia di vera

  1. Leitfaden zum gründlichen Unterricht in der deutschen Sprache.... Hannover, 1878, pag. 138.