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poichè ho la penna in mano, confessarmele: è così indulgente lei! Veda: io ho avuta una fanciullezza molto raccolta e pensosa nel mio diletto collegio d’Urbino, presso i buoni e bravi e indimenticabili Scolopii. Ma l’adolescenza mi scorse vana, tra i disagi e i crucci e le pene; e la giovinezza mi passò troppo affaticata e anch’essa quasi vana, nel metter su casa. Murare e arredare una casa è per le rondini affar di pochi giorni: io ci ho messi molti anni.... senza murarla, si intende. O che c’entra codesto? C’entra. Nella fanciullezza, nella adolescenza e nella giovinezza io, caro maestro, ebbi (la giovinezza è tramontata da un buon poco) ebbi, dunque, una gran voglia di fare, e ho fatto sempre tanti propositi e tanti disegni. Ebbene non vorrei morire prima di adempierli e colorirli; almeno in parte. E perciò bisogna che m’affretti; e perciò bisogna che spesso, non sempre, lasci ad altri la cura di fare la storia di una questione, cercando io solamente di scioglierla. Dunque, ad altri la cura di fare, anche questa volta, la storia; sebbene si può dire che sia già fatta. In vero essa è nel citato libro del da Camino. Il quale ha poi una sua teorica e una sua prassi: buona la prima (in ben poco dissento io da lui), men buona la seconda.

Or dunque poniamo bene la questione. Possiamo noi avere una metrica quale è dei classici greci e latini? Cioè, quantitativa. La possiamo avere, almeno, nella misura che l’hanno i Tedeschi? So bene che quella dei Tedeschi per alcuni non è quella dei Greci e dei Latini; ma insomma io dico che noi potremmo accontentarcene. Sarebbe, a ogni modo, un buono, se non ottimo, strumento per fare nostri i