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26 | antico sempre nuovo |
Saepe oleo tardi costas agitator aselli
Vilibus aut onerat pomis, lapidemque revertens
Incusum aut atrae massam picis urbe reportat.
Così Virgilio in Georg. I 273. Virgilio dice che il contadino può far ciò nei giorni di festa. Ora le nundinae erano di quei giorni che si chiamavano nefasti, nei quali era vietato al Pretore di dire le tre solenni parole: do, dico, addico. Erano nefasti, perchè non solo si teneva il mercato, ma si adunava la plebe coi suoi tribuni, e si aveva rispetto a interrompere gli uni e l’altro ne’ loro concilii. Col tempo però intervenne la lex Hortensia, che fece sì che potessero anche essere dies fasti, perchè i contadini che venivano in città e avevano, oltre qualche corbello di mele da vendere, anche qualche lite da comporre, potessero trovare chi rendesse loro ragione. Ma basti delle nundinae... a proposito la parola è una riduzione da novemdinae, ossia non proprio da novem, ma da una forma neun... lasciamola lì: la glottologia la imparerete all’Università. C’è insomma in nundinae il numero «nove». Credetemi sulla parola. O come «nove», se il ciclo era d’«otto»? Ebbene contate: A B C D E F G H; più le nuove nundinae, A. Non sono nove? perchè, alla Romana, si conta anche il giorno a cui si arriva. Cose vecchie. Le sa anche il filius Albini: non è vero? Andiamo avanti. Che segno è quel NP, quell’N innestato con un P? Notiamo che il P in altra Tabula Fastorum è F, e questa lettera pare che stia bene. Ecco: F indicava dies fastus, N dies nefastus, NP o NF non si sa bene: certo valeva giorno di festa, onde la spiegazione migliore sembra nefastus, perchè il pretore non rendeva ragione, festus o fe-