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a giuseppe chiarini | 359 |
prima, era possibile anche un accento ritmico sulla seguente, anche quand’essa era penultima breve di una parola di tre o più sillabe. E notiamo che questa accentazione Mercúri era, sì, discussa, ma prevalente ai tempi di Aulo Gellio.
La mia ipotesi darebbe vita a due leggi:
1. L’accento melodico si può trasformare in espiratorio-energico.
2. Quando suona l’accento melodico, può nascere è risorgere un accento energico che prima non esisteva o non si sentiva più.
Perchè il trisillabismo succede all’antica accentazione, per la quale con la elevazione melodica della prima sillaba coesisteva un’intensità di suono nelle varie parti della parola; e succede per questi due fatti: primo, il mutamento di esso accento melodico in energico, secondo, il tacere di quell’accento melodico. Il primo spiega la legge che sull’ultima non si dà accento; il secondo le altre; che, cioè, solo sulla penultima e terzultima si dà accento. Il primo fatto attirando tutta la vitalità sulla prima sillaba, rese atona l’ultima; il secondo abolendo questa vitalità della prima sillaba, la relegava sulle ultime, escludendo sempre però la finale.
È naturale che, tornando quell’accento primitivo a valere e tornando alla sua prima natura di accento melodico e non intensivo, cessino anche gli effetti della sua modificazione in intensivo, cioè il baritonismo, e della sua sparizione, cioè il trisillabismo.
E a chi neghi la verisimiglianza di codesto ondeggiamento o serpeggiamento per il quale l’accento primitivo è prima melodico e poi intensivo e poi nullo e poi di nuovo melodico e poi di nuovo nullo