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a giuseppe chiarini | 351 |
Acmemeno, cupressus, Naepor etc., era della natura dell’accento indiano, era solamente melodico in origine. Quando, cioè, si diceva Naévipover, cúperessus, Acamemeno, l’accento era melodico. Si cambiò in ritmico o espiratorio per poter fare di Naevipover, un Naevpover, e poi Naepor; ma in origine era melodico. Le trasformazioni di queste parole segnano il mutarsi dell’accento melodico in ritmico. Dire che l’accento di Naévipover era espiratorio, è escludere che sia mai esistita questa parola Naevipover, cui è necessità supporre come veramente esistita, se esiste Naepor. E poi proviamoci di pronunziare. Si sentirà.
Perchè, caro maestro, io sono un meschino glottologo, come meschino.... tante altre cose; e m’ingegno alla meglio. Per dirgliele una su questo passaggio dell’accento da melodico a ritmico, da modulazione a percussione, ascolti che prova ho’fatta. Quando parla un veneziano o, diciamo meglio, una venezianina, non par di sentir cantare un uccello? In quel picchiettìo di note c’è come un flusso e riflusso. Le note cadono e poi rimbalzano. D’ogni parola si sente un colpettino, nella parte, si direbbe, con cui tocca terra, e poi subito un lieve grido, come nell’alzarsi su e frullare per aria. E così di continuo, a precipizio, su e giù, giù e su, come nel cinguettìo d’un uccello: d’un uccello, però, che non canti ti, ti, ti, ti, ma
τιὸ τὸ τὸ τιὸ; |
in cui τι- (è lunga codesta sillaba, e i piedi sono trochei) cade e ο s’alza; in τι- è un colpettino e in -ο un grido. Ebbene nella pronunzia venezie-