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310 | antico sempre nuovo |
bacche, pur sanguigne, le difende, io credo, contro gent’altra che troverà più facile arrampicarsi che coronarsi. E presso queste piante, miste anzi a loro, come nella selva della vita, sono le molli viole e i narcissi dalla corona purpurea1, sono i fiori, morbidi come carezze, che dovevano spuntare nella culla senza offendere il corpicciolo del Fanciullo aspettato: sono ciclamini2, i loti egizi dal mistico olezzo3, e i molli acanti4, verdi capitelli corinzi caduti a terra dalle colonne d’un tempio vegetale.
Ora la macchia è più folta e più viva e più verde. Vedo il ginepro5, di cui grave è l’ombra come quella del tasso6, che nereggia accanto; vedo il bussolo7, il ligustro8, il viburno9, e sopra tutti, l’albatro o corbezzolo10. L’albatro e la quercia avevano, a detta di Virgilio, dato il nutrimento ai famelici uomini primitivi. Ora, forse per gratitudine dell’antico dono ormai superfluo, Virgilio annoverava le belle ma insipide corbezzole tra i pregi della selva. E amava la pianta, ora a cespuglio ora ad albero fronzuto e perenne, sotto la quale
- ↑ Viola e narciso, Buc. V 38, e vedremo poi.
- ↑ Il baccar, che ricorre in Buc. IV 19, VII 27, fu interpretato dal Bertolini per cyclamen europaeum; da altri per altri fiori.
- ↑ Il colocasium, mentovato in Buc. IV 20, si vuole riconoscere nel nelumbium speciosum.
- ↑ Mollis acanthus in Buc. III 45, IV 20, Georg. IV 137 Altrove l’acanthus pare altra pianta. A poi.
- ↑ Il ginepro in Buc. VII 53, X 76.
- ↑ Il tasso, Buc. IX 30, Georg. II 113, 257, 448, IV 47.
- ↑ Il bussolo, Georg. II 437, 449, Aen. VII 383, IX 619.
- ↑ Il ligustro, Buc. II 18.
- ↑ Il viburno. Buc. I 25.
- ↑ L’albatro (arbutus), Buc. III 82, VII 46, Georg. I 148, 166, II 69, 520, III 301, IV 181, Aen. XI 65.