dera che ha pur le sue bacche anch’essa1. E nel bosco sacro sugli umili cesti si leva alto qualche snello fusto d’orbàco attorno al quale serpeggia o l’edera tanto verde che par nera o tanto variegata che si può dir bianca2. E vegetano alla lor ombra le pianticelle del dolore e quelle della gioia. Ecco qua i cardi, il cui fiore tardivo è pur bello nell’ardor della state3; ecco le marruche spinose4; ecco il loglio e la vena rinselvatichiti5; ecco le lappole o bardane6, viscide e attaccaticcie, ecco le calcatreppole, puntute e dispettose; ecco il rovo aspro e orrido, che non può, no, fornire l’odoroso amomo, ma bacchette sì, per farne graticci e torchi o vinchi, a chi ne sbucci o raschi i lunghi flessibili angolosi sarmenti7; e il non meno orrido e aspro pungitopo8, sì quello piccolo che in vero non riesce se non a pungere i topetti contadini che vadano alle sue belle coccole rosse, sì il grande agrifoglio, così verde e lustro, che si chiama anche con l’onorato nome di alloro spinoso. E questo le sue
- ↑ Il lauro è mentovato in Buc. III 63, VIII 13, 82, Georg. I 306, II 18, Aen. V 246, VI 658. Vedi anche Georg. II 131, 133.
- ↑ L’edera è in Buc. III 39, IV 19, VII 25, VIII 13, Georg. IV 124. Hederae nigrae in Georg. II 258, hedera alba in Buc. VII 38.
- ↑ Il cardo (carduus), Buc. V 39; pigro (segnis) forse a fiorire, ma si può intendere che è segno di pigrizia nei contadini, Georg. I 151 e seg.
- ↑ La marruca (paliurus), Buc. V 39.
- ↑ Loglio e avena, Buc. V 37, Georg. I 154.
- ↑ Lappaeque tribulique: Georg. I 153, III 385.
- ↑ Il rovo, Buc. III 89, Georg. III 315. Rubea virga Georg. I 266.
- ↑ Il pungitopo (ruscus), Buc. VII 42, Georg. II 413. Ma è da parlare piuttosto, almeno nel passo delle Georgiche, di agrifoglio.