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la poesia epica in roma 289

le lacune o le ridondanze segnate da questi mezzi versi, sono in rapporto a qualche grossa contradizione o imperfezione del poema. Anche per questa parte, accenno qualche esempio. Prendiamo l’episodio di Niso ed Euryalo. Nel libro IX i versi che li riguardano sono tutti compiuti fuori che il 295 e il 467. Nel libro V hanno parte Euryalo e Niso, nella gara della corsa (286-361); e qui sono due versi incompiuti il 294 e il 322. Ecco il 467 del IX e questi due:

                         Euryali et Nisi.
                         Nisus et Euryalus primi,
                         Tertius Euryalus;

Ora nel libro V di Euryalo non è ricordata la madre, di Niso non è detto il padre; non è detto di loro, se non che Euryalo era bello e giovane e che Niso l’amava (295 e seg.). Nel libro IX invece tutt’altro: Niso è figlio di Hyrtaco (di cui è un altro figlio, gareggiatore del V, Hippocoonte 492), e di Ida cacciatrice, ed è gran saettatore anche esso, sebbene nelle gare siciliane egli non si provi nell’arco, sì nella corsa. Euryalo è detto giovane e bellissimo: della madre non è ancora menzione (IX 176-81). Probabile pare che nel disegno prosastico fatto dal poeta prima di cominciare, avesse egli segnato i ludi in onore di Anchise; se per il V o altro libro, lasciamo; e avesse segnata la sua Dolonea. Vergilio vivificava col sentimento affettuoso a lui proprio le oimai di Omero: volle dunque che la sua Dolonea, oltre la poesia della sorpresa notturna, portasse un esempio sublime di amicizia fraterna. Dolone diventò dunque una coppia, come era in Omero quella degli esploratori Achei; ma di amici di cui l’uno