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poco dopo Hostio, scrisse annali L. Accio nato il 584 a Pisauro (Pesaro)1, autore di molte tragedie, grandioso e sonoro, autore d’una storia della poesia greca e romana inscritta Didascalica, autore di libri Pragmaticon di argomento storico letterario, autore d’un’opera di argomento rustico, intitolato Praxidica o Parerga, autore finalmente di Annales, di cui è citato il libro XXVII, che si corregge in VII. Era in essi fatta larga parte a erudizione mitologica e rituale, se possiamo giudicare dai frammenti2. Morì molto vecchio3.
Familiare di Lutazio Catulo, console nel 652 e morto nel 667, il quale a lui mandò un commentario, nello stile di Xenophonte, sul suo consolato, fu Aulo Furio4 poeta, il quale è certo il Furio Anziate di cui A. Gellio riporta sei versi ex carminibus, versi ripresi da Caesellio Vindice per certe strane invenzioni, secondo lui, di parole, lutescit, noctescunt, virescit, purpurat, opulescere, dal che Gellio lo difende. Di che trattassero questi carmina o questi poemata, non sappiamo. Del suo tempo era Cn. Mazio che compose mimiambi a imitazione di Heronda o Heroda, e tradusse l’Iliade; un poeta che da Gellio è detto doctus vir, homo impense doctus, vir eruditus; un poeta dotto che della grecità gustava sì i più antichi, sì i più recenti frutti. E del suo tempo era l’inafferrabile Ninnio Crasso che avrebbe tradotto e l’Iliade e le Cypria, o avrebbe