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la poesia epica in roma 253

primo quello donde Cicerone trascrisse più, e che comincia con una introduzione che doveva essere magniloquente, aveva dunque la guerra Epirotica che era, probabilmente, la conclusione del poema nel suo primo concepimento; e rispondeva simmetricamente al primo avendo anch’esso un concilio di dei. Che cosa in questo concilio si trattasse non è dato indurre dai frammenti: si può però imaginare che echeggiasse in qualche modo a quello del primo libro, e che vi fosse menzione della guerra Iliaca e dell’esilio glorioso nella terra Italica dei partiti da Troia.

Quando riprese Ennio il suo poema, riducendolo ad Annales? Notando che in tre libri, VII, VIII e IX, sono comprese la prima e seconda guerra punica, con altre ancora nel VII, mentre la guerra Macedonica e la liberazione della Grecia occupano due e forse tre libri, si può congetturare che lo inspirassero a continuare il poema questa guerra e questa liberazione, che dovevano avere assai commosso due dei tre cuori del poeta; tanto più che con questi due fatti egli poteva riprendere il concetto mitico della prima Romais1. Si sarebbe adunque il poeta sbrigato delle due terribili guerre puniche con una certa rapidità, la quale è osservabile, in quanto alla prima, per altra ragione ancora. Riprendendo il suo poema, Ennio si trovava avanti l’argomento del poema di Naevio. Egli aveva composto il primo gruppo I-VI quasi per adempiere il desiderio che dal poema Naeviano restava al Romano: ora, dovendo trattare ciò che Naevio aveva

  1. Vedi XI fr. iii.