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la poesia epica in roma | 249 |
dell’Oriente, Roma mostrava che avrebbe vinto con le armi e si sarebbe lasciata vincere dalle arti.
Ennio, oltre Tragedie, Comedie e Sature o Miscellanee, con le quali ultime introdusse nuovi generi poetici nel Lazio, compose la sua grande opera epica in versi esametri o lunghi. La quale un grammatico trovava inscritta o Annales o Romais1. Quando cominciasse non è dato sapere; non è però assurdo supporre che quegli che poi scrisse le Origines, lo consigliasse e incitasse a quel lavoro. Non pareva ad esso che agli eroi Romani fosse data parva laus al confronto dei Greci?2. Idem benefactum quo in loco ponas, nimium interest. Non è quindi improbabile che appena venuto in Roma si dedicasse al suo poema; tanto più che la morte, avvenuta in quel torno, di Naevio, può avere attratto l’attenzione, come degli altri così di Ennio, sul Bellum Poenicum. Certo il Rudino ebbe il pensiero al Campano e già nell’inizio del suo poema. Nel fatto si può tenere che egli componesse e mandasse fuori primamente i primi sei libri. Ebbene questi sei libri sono evidentemente un’Antenaeviana, comprendendo la storia di Roma appunto sino al Bellum Poenicum, che è il soggetto del poema di Naevio. È vero che l’uno si doveva trovare a trattare una parte dell’argomento già trattata dall’altro, le origini mitiche di Roma, ma era necessità, non elezione. Avesse Ennio voluto venir proprio a paragone di Naevio, avrebbe appunto narrata poeti-