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244 | antico sempre nuovo |
Da vecchio1 si diede a comporre un poema epico. Scelse a soggetto la guerra di cui era stato parte, la prima guerra punica. Forse le disfatte della seconda guerra ispirarono all’animoso poeta l’idea di recare al popolo le glorie della prima, ad augurio ed incoraggiamento. Egli usò il verso popolare, perchè parlava al popolo. Lo intitolò Bellum Poenicum; lo lasciò senza distinzione di versi e di libri2. Ottavio Lampadione poi lo divise in sette libri. Cominciava col narrare la leggenda di Enea.
Anchise, prima dell’eccidio di Troia, vede, come augure che egli è, un segno divino, per il quale la famiglia predestinata esce piangendo dalla condannata città ed è seguita da molti. S’imbarcano gli esuli in una nave, scampano per l’aiuto di Venere da una tempesta (suscitata forse da Giunone che è l’aria), e vengono in Italia. La nave costeggia il litorale Campano, e qui Nevio, secondo ogni probabilità, dava le ragioni mitiche come del nome di Prochyta e di Aenaria, che è certo, così, è probabile, di altre località, Palinuro, Miseno, Caieta, Il che, sia detto di passaggio, può confermare che Naevio era Campano. Egli introduceva ancora la Sibylla Cimmeria, che forse predice i fati di Roma3 e le sue instituzioni; e forse descriveva il
- ↑ Cic. Cat. M. xiv 50.
- ↑ Suet. gramm. 2. C. Octavius Lampadio Naevii Punicum bellum... uno volumine et continenti scriptura expositum divisit in septem libros. Cf. Non. 110, 21.
- ↑ Il fr. xiii e la parola Samnite, di cui vedi nota al fr. xiv, e il fr. xiv potrebbero, ragionevolmente, essere parte di tale predizione. Cf. Aen. vi 809-12, vii 663-6, 698-705. Di ciò più largamente altrove.