maestro de’ suoi figli? perchè correggere anzi che rigettare l’affermazione di Accio che Livio fosse preso nell’espugnazione di Taranto, quasi che essa affermazione fosse basata su altro che sulla parte che il Salinatore ebbe nel perdere o riavere quella città? E si noti che il nome Andronicus non apparisce nè in Cicerone nè in Tito Livio nè in Suetonio; sì in Gellio, Hieronymo, Festo, nel glossatore Salomone. E quel nome vittorioso del primo che facesse in Roma tragedie e comedie e iniziasse la guerra della Graecia capta contro il suo selvaggio vincitore significa troppo... Vogliamo credere che Cicerone, nel suo luogo del Bruto, pur negando che fosse preso nel 545, che fosse captum Tarento o semplicemente captum dove che sia, affermi? L’avrebbe detto in quel luogo dove, con tanto garbo, sfoggia il suo studio illustrium hominum aetates et tempora persequendi. In somma per me è assai dubbio che L. Livio fosse Tarentino e fosse preso nella presa della sua patria. Già le conseguenze che se ne vogliono ricavare, sanno di poco. Si vuole in fatti spiegare con la sua origine come egli potesse introdurre in Roma il drama e l’epos greco. Ma se egli era molto fanciullo, male poi potè ricordare la lingua nativa; se già adulto, male potè imparare quella straniera. Si prende la via di mezzo, dieci o dodici anni, con qual vantaggio di verosimiglianza, altri dica. Crediamo piuttosto che Livio sapesse, alla meglio, il greco, come lo sapevano non troppo tempo dopo di lui, non dico il Campano Naevio, il Rudino Ennio, il Brundisino Pacuvio, ma il Romano Fabio Pittore, ma il Sarsinate Plauto. Donde era in verità il primo traduttore di Omero? chi era? Ragionevol-