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222 | antico sempre nuovo |
si può ricavare legittimamente se non questo, che già a quel tempo, 547 di R., il genere poetico più in fiore era il dramatico; e non che scriba significasse soltanto scrittore di fabulae, cioè tragedie, comedie e sature. Poichè per vero Livio stesso già in quell’inno non è autore dramatico, sì lirico e anche epico, perchè in un inno a Giunone, in tale circostanza, doveva aver luogo il ricordo della memore ira di lei, e perciò qualche tratto epico, che, in ben altra forma, troviamo nell’Eneide1; e a ogni modo, fu egli poeta epico, anzi il primo, appunto esso, che si ricordi.
III.
Che polloni della stessa sementa la quale germinò nella Grecia i poemi omerici, fossero anche nell’Italia e in Roma, a me par probabile; certo è peraltro che molte pianticelle già adulte vi furono trapiantate poi. Da Servio2 è ricordata un’antica pittura del tempio di Ardea, che rappresentava Capaneus con le tempie trapassate dalla folgore. Altre storie, oltre le Omeriche, penetravano dunque nel Lazio, da’ poemi cyclici, da cori e tragedie; e questa di Capaneo penetrò certo in tempi bene antichi, se fu il modello della morte di Hostilio. Ed estranea ai poemi omerici è pure la favola di
- ↑ T. Liv. 1. 1. tacta de caelo aedes in Aventino Iunonis reginae.... tum septem et viginti virgines.... carmen in Iunonem reginam canentes ibant. Ricorda che nell’Eneide Giunone irata si rinfocola chiamandosi regina; i 46; e così è detta nei momenti dell’odio più decisivi; per es. vii 573. Festo ad v. scribae.
- ↑ ad Aen. i 44.