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Or bene: questi ultimi versi sono veramente dell’Odissea (ι 6-11), mutata Ἢ ὅτ’ἄν del 6 in Ὁππόταν, e gli altri o sono, con lievi mutazioni, rifoggiati da versi omerici o composti di parti e cadenze di essi. Riprende Hesiodo, indispettito del successo di Homero, rivolgendosi a domandare difficoltà ed enigmi:

Musa di ciò che a me è presente, futuro, passato,
Nulla cantare di ciò: ma tu ricorda altro canto.

Il primo verso è calcato sul celeberrimo 70 di A, frequentemente ripetuto, e l’altro ha la cadenza dell’ultimo verso degli Inni Omerici: Αὐτὰρ ἐγὼ καὶ σεῖο καὶ ἄλλης μνήσομ᾽ ἀοιδῆς. Risponde Omero:

Non alla tomba di Zeus i cavalli dall’unghia sonora
Infrangeranno i cocchi gareggiando per la vittoria.

Passano poi alle anfibolie:

hesiodo
Poi la carne de’ buoi mangiarono e il collo a’ cavalli
homero
Sciolsero, tutto sudor, poi che furono sazi di guerra.

E così continuando: il primo verso, essendo accavalcato al secondo, ha un senso strano o contradittorio o anche turpe, modificato poi dal secondo verso; come, per darne anche due esempi:

hesiodo
Questo guerriero è nato e di padre forte e non forte
homero
Madre; poichè la guerra è dura per tutte le donne.