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198 | antico sempre nuovo |
alternare con la bella voce il threno di Achille morto. Achille giaceva sulla pira, dimentico delle carriere sul cocchio da guerra, e la pira era sul lido, sola e grande; e un gran fragore sorse per il mare e le onde schiumavano, rompevano, sonavano a’ piedi della catasta; e i Danai, presi da terrore, sarebbero fuggiti nelle navi, se il vecchio Nestore non li avesse trattenuti: era giunta la trista novella alla madre e la madre veniva con le sorelle immortali marine a piangere, e piangevano invisibili perchè vestite di vesti immortali, piangevano il bellissimo figlio di Thetide, cresciuto come un rampollo d’albero, come un albero venuto su l’altura, destinato a vivere tristo e morire giovane. E allora i Danai sentirono tutte le nove Muse che cantavano il lamento funebre... O era il risucchio sonoro del mare che si ritirava dopo la tempesta notturna, esprimendo dalli scogli un murmure di voci e di tintinni?1.
Ma, come dice il savio Polidamante2, ad altri diede un dio le opere guerriere, ad altri la danza, a un altro la citharis e il canto; e se, nel principio, gli eroi erano anche aedi, poi ci furono gli eroi per fare e gli aedi per cantare. Erano essi in assai minor grado che i guerrieri, pur questi a quelli rendevano onore e li chiamavano pure eroi nè li disprezzavano i re. Dice Odysseo3: «Per tutti gli uomini terreni gli aedi Hanno parte d’onore e riverenza, poichè in vero loro La Musa insegnò le canzoni, e amò la