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190 | antico sempre nuovo |
tersi più tardi, al secolo IV dopo Cristo, e non si ha a credere che sonasse nello stesso tempo che le selvaggie ballate delle legioni di Aureliano1.
La nuova religione ha trionfato. La lirica di Catullo e di Orazio fa ancora sentire i suoi accenti in Ausonio (console nel 379) cristiano di vita e pagano d’ispirazione. Ma già altri inni si levano: quelli di Hilario e d’Ambrosio. Pure anche in essi sopravvivono le forme antiche. E Orazio si sente in Prudenzio. Grandi, soavi, dotti canti quelli di Prudenzio; ma la religione cristiana doveva avere i suoi poeti nelle lingue novelle, non ancor nate. Intanto la terra nascondeva il seme secco, il seme morto. A primavera, i germogli.
Così vegeta l’arido seme
che morì, che fu posto sotterra:
che di fondo spuntando alla zolla,
ora pensa la spiga d’un tempo2.