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la poesia lirica in roma | 185 |
a 50 anni1. Egli era tormentato dall’insonnia2.
Di lui Giovenale ha questa dolente parola: esurit3.
Oh! certo egli pagava cari i plausi delle sale e i doni dell’imperatore. Era infelice. E d’altra parte si legga il Genethliacon Lucani. Qui Stazio fa sentire la sua voce d’uomo libero. Ed è una voce a volte altissima.
Chi non crederà capace d’ogni nobile sentimento l’intelletto che ha sculto in questo verso l’opera e l’uffizio non di Lucano solo, ma di tutti i poeti?
das solatia grandibus sepulcris.
Un altro infelice è Marziale. Nato a Bilbili in Hispania, anch’esso verso il 40, venne a Roma circa il 63, ben giovane; vi dimorò trentacinque anni e ne partì per la patria disilluso e povero. Egli fu prima (se è suo l’epigrammaton liber)4 poeta di ludi. Chi si vuol rendere conto d’un tratto della mutazione dei tempi e dei cuori, legga il Carmen Saeculare, poi questo libretto Spectaculorum. È l’ultima parte della festa secolare, la venatio, che ora ispira, e da sola, i poeti5. Marziale pubblicò poi quei piccoli epigrammi dei «doni ospitali» e «conviviali» che sono così graziosi e interessanti6. A me pare che essi formino come una abbondevole e conservata supellettile d’una casa antica, che si sia disotterrata a