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relazioni sull’insegnamento del latino 3

scienza che della disciplina, si mettono in una via troppo teorica; e fanno male. Procedendo, si legge poco, e poco genialmente, soffocando la sentenza dello scrittore sotto la grammatica, la metrica, la linguistica. I più volenterosi si svogliano, si annoiano, s’intorpidiscono; e ricorrono ai traduttori non ostinandosi più contro difficoltà che, spesso a torto, credono più forti della loro pazienza. E l’alunno, andando innanzi, si trova avanti ostacoli sempre più grandi e numerosi; a mano a mano che la via si fa più erta e malagevole, cresce il peso sulle spalle del piccolo viatore. Le materie di studio si moltiplicano, e l’arte classica e i grandi scrittori non hanno ancora mostrato al giovane stanco pur un lampo del loro divino sorriso. Anche nei Licei, in qualche Liceo, per lo meno, la grammatica si stende come un’ombra sui fiori immortali del pensiero antico e li aduggia. Il giovane esce, come può, dal Liceo e getta i libri: Virgilio, Orazio, Livio, Tacito! de’ quali ogni linea, si può dire, nascondeva un laccio grammaticale e costò uno sforzo e provocò uno sbadiglio. E le famiglie, che condussero per mano il fanciullo alla nostra scuola, senza fede nell’umanità de’ nostri studi, con una specie d’obbedienza dispettosa e riottosa alla legge per loro assurda, che segna sì lunga e aspra via per giungere al titolo e alla posizione, le famiglie assistono sovente inerti all’inerzia, malcontente giustificano il malcontento del fanciullo e giovinetto che perde il tempo con noi.

Queste le cause: troppi alunni nelle scuole classiche negati agli studi classici; preparazione a tali studi nè conveniente nè sufficiente; insegnamento