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dirittura Archilochea per il metro, sebbene tetrastico. I versi impari sono composti d’un tetrametro dattilico seguito da una tripodia trochaica; i versi pari d’un trimetro iambico catalettico; il quale ha sempre la cesura dopo la terza arsi, onde ciò che resta, forma una tripodia trochaica. Con una tripodia trochaica si conclude dunque e il verso pari e Pimpari; e la prima parte in questo è dattilica, in quello iambica, con ritmo lì discendente, qui ascendente. Grande analogia con questo metro ha quello d’un’altra ode1, che ha pur somiglianza d’argomento, contenendo tutte e due il pensiero della morte. I versi pari ha questa uguali a quella e tagliati dalla medesima cesura. I versi impari sono in questa un semplice dimetro trochaico catalettico, di ritmo quindi discendente, ma terminante in arsi: di che forse la prevalenza dello spondeo nella prima sede dei versi pari dell’una, e dell’iambo nella medesima di quelli della seconda2. Il modello di quest’ultima era però in Alcaeo, come afferma Caesio e come conferma il frammento 95 Bergk che è appunto un dimetro trocaico catalettico. Altra ode, quella di Lydia e Sybari, è condotta con artifizio simile: ed è curioso osservare che è unica nel suo * metro, come le precedenti, aggiungendovi degli epodi oltre il [XIII], anche l’[XI]. L’ode accennata3 ha la seconda metà d’ogni verso pari costituita da un emistichio in tutto simile e uguale al

  1. C. III [II-XVIII].
  2. I versi pari della [I-IV] hanno tutti lo spondeo nella prima sede fuori che il v. 2 Trahuntque; quelli della [II-XVIII] tutti l’iambo, fuorchè il v. 6 Ignotus e il v. 34 Regumque.
  3. C. VII [I-VIII]: vedine la nota anche per l’[XI] Epodon.