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86 | antico sempre nuovo |
II.
E tu popolo italico, tu nostra italica Roma, non avevi nell’anima questa poesia, e non la estrinsecasti col canto? Sono due questioni che vanno trattate a parte, e richiederebbero maggiore studio e più parole di quelle che posso spendere io qui ora. Avevano i Romani la facoltà intima di animare nel loro pensiero l’inanimato e idealizzare il reale? Sì, e in una certa misura nessuno lo nega. Bastino alcune imagini della loro mitologia particolare. Ianus è il dio dalla cui mano tutto è chiuso e aperto, è il ianitor del cielo: quando egli apre, la terra s’illumina; quando egli chiude, tutto si oscura. Così il mondo è un grande tempio; di cui era imagine quello che egli aveva in terra presso il Tarpeio. Il sole indora il tutto nel giorno, come la fiamma del sacrifizio fa lustrare l’oro del tempio aperto; e nella notte, tutto riposa e dorme nel tempio serrato. È pace. Così la guerra è giorno e vita, la pace, così rara nell’istoria del popolo dei Quiriti, è notte e sonno1. Carmentis è la dea che predice l’avvenire e presiede ai parti: essa è la levatrice avanti l’oscuro grembo delle cose; per essa una nuova vita è una nuova parola d’un libro misterioso che ella sa. Anna Perenna è la luna piena di primavera, la prima luna dell’anno antico, come Ianus, è il primo sole dell’anno rinnovato, il primo Ianus. Liberando il mito dalle frasche, Anna Perenna è una vecchierella errante, dai capelli bianchi, che dà i liba alla povera
- ↑ Ovid. F. i, 65 seqq.