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XXIII.
E verso notte, dice, che Righetto
(Mentre ch’er sono de l’avemmaria
De Roma je sonava l’angonia)
4Fece: — Povera mamma! Benedetto!... —
Poi je crebbe l’affanno drento ar petto
E fece: — Si m’avrai da portà’ via
Voj’ esse’ seppellito a casa mia. —
8Fece un lamento e cascò giù. Ninetto
Allora lo chiamò. Strillò più forte.
Nun rispose. Lo prese pe ’na mano,
11Era gelata. Er gelo de la morte!
Je diede un bacio e tartajanno a stento,
Speranno d’esse’ inteso da lontano,
14Strillò: — M’è morto Erìgo in sto momento.
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