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SESSIONE DEL 1853-54

casa demaniale giá stipulata nel 28 dicembre dello scorso anno 1853. -

La casa è pervenuta al demanio dalla soppressione della Compagnia di Gesú avvenuta nel 1773. Dessa è composta di quattro piani di due membri caduno, di una cantina, di una bottega al pian terreno ; è coerente ad: un fabbricato spet- fante al negoziante Giacomo Queirolo, è posta nel sito ap- petlato Carra piccola, cittá di Sassari, ed apparteneva ad un asse di beni legato ai padri gesaiti da Rosalia Fondoni Doro per suo testamento 22 ottobre 1764, col peso di una messa quotidiana perpeiua calcolata in lire annue 210 24.

Il valore dato alla casa dalla perizia di stima è di lire 9038 09, ed il prezzo in cui è stata stipulata la vendita è di lire 6660; onde chi si arrestasse al semplice incontro di queste due somme dovrebbe giudicare dannosa l’aliena- zione.

Ma chi voglia considerare inoltre che, esposta venale la casa sull’indicato valore di lire 9038 09, gl’incanfi sono an- dati deserti, e che, ritentati svll’offerta di lire 650N fatta dal Queirolo, non produssero che l’aumento di lire 10 fatto dal- l’unico competitore Delongiave, deve giudicare giusto il prezzo di lire 6660 efferto dal Queirelo in ultima licitazione, se è vera la regola che ogni cosa, nelle transazioni civili, vale tanto quanto può essere venduta,

Se poi si considera che, avendo il Queirolo, possessore della casa vicina, dato mano a riedificarla, la casa demaniale in discorso corre grave pericolo di rovina, e che perciò il Queirolo ha giá protestato dei danni, pare tanto piú plausi- bile il partito preso dal Governo del Re per la vendita, in- quantochè Paltro di tentarne la riparazione, mentre doman- derebbe rilevante spesa per le sole opere conservatorie, non ci lascierebbe nemmeno certi di potere ovviare ogni pericolo e rimetterla in uno stato di sicurezza.

Opponenti-alla vendita sono gli eredi della Rosalia Fondoni Doro, giacchè negherebbero al Governola facoltá di venderla per trovarsi inglobata nei beni sottoposti ad una messa quo- tidiana perpetua. Ma il lodato siguor ministro, sia per la con» siderazione di essere indubitato il dominio del Governo, sia per la considerazione che evi beni rimanenti è assicurato il legato della messa, non esita per la vendita, sentito in propo- sito il consultore legale delle finanze.

Veramente il dominio del Governo sopra la casa in discorso, ol!re di essere fondato sul comune principio politico-legale concernente alla sorte dei beni appartenenti a conventi sop- pressi, offrirebbe pure ai piú sermpolosi quella maggiore tranquillitá che essi possono trovare negli appositi prevvedi- menti pontifici relativi ai beni ex- gesuitici del 1773.

Mentre quindi nemmeno il vostro ufficio centrale saprebbe arrestarsi a questa difficoltá, la quale altronde riceverá dai tribunali la sua risoluzione; e menire altronde, nella serie di tetti gli atti che hanno preceduto la vendita, egli scorge che si è soddisfatto a quanto poteva essere richiesto dalle regole di una savia e prudente amministrazione ; perciò non esila a proporvi unanime il vostro assenso all’approvazione di un contratto che, nell’urgenza dei pericoli e nel complesso delle cose, offre alle finanze, 0 le meno dannose conseguenze che fossero possibili, o le migliori condizioni che fossero spe- rabili,

Costruzione d’un ponte sul torrente Coghinas nell’isola di Sardegna.

Progetto di legge presentato alla Camera il 16 marzo 1854 dal ministro dei lavori pubblici Paleocapa).

Sienori } — Fra quante opere pubbliche d’incontrastabile utilitá possano per avventura essere desiderate nell’ isola di Sardegna, un ponte attraverso il fiume: Coghinas, nella provincia di Tempio, assume un’importanza principalissima, siccome quello che è necessario a procurare in ogni tempo e stagione un mezzo di sicura comunicazione fia Sassari e la Gallura, i cui abitanti non poterono fin qui partecipare ad alcuno dei benefizi in materia stradale giá estesi alle altre provincie che sono intersecale o vicinissime alle linee longi- tudinali e trasversali della rete di strade reali ordinate dalla legge 6 maggio 1850.

L’amministrazione perciò non è soltanto da questo mo- mento che rivolga la sua attenzione e cure verso quell’opera di cosí sentila necessitá, ma circostanze straordinarie ed af- fatto eccezionali ostarono finora alla felice riuscita di un edi- fizio nella costruzione del quale rimangono a superare diffi - coltá di ogni genere, siccome potrá agevolmente desumersi dai brevi cenni che seguono sugli studi praticati e sull’esito dei lavori in altro tempo intrapresi.

Tn base di un primo progeito fu appaltata in agosto 1843 all’imprenditore Vittorio Fogú, pel prezzo di lire 92,500, la costruzione di un ponte di struttura murale sul Coghinas, da situarsi a circa mille metri superiormente all’attuale passo a barca.

Cominciati ifavori nel 1845, l’impresario elevò pretese a riguardo dell’insufficienza dei prezzi e delle difficoltá che si incontrarono nel divisato modo di eseguimento, e segnata- mente sul sito dell’edifizio, alle quali eccezioni l’amministra- zione faceva in parte ragione, mutando il progetto nel senso di ridurre ad un solo arco di ventisette metri di luce il ponte che nel progetto primitivo cra fissato in due archi disuguali, e provvedendo alla risoluzione dei principali ostacoli affac- ciatisi.

Un ruovo contratto intervenne quindi col Fogú sotto il 5 dicembre 1846, nel quale si fissò alla complessiva somma di lire 156,500 66 il correspeltivo dell’appalto.

I lavori vennero in allora ripigliati, e con sufficiente rego- laritá condotti sino al gennaio 1848 ; quando una piena sira- ordinaria avvenata verso alla metá di quel mese rovinò ogni opera eseguita, esportando e devastando eziandio molta parte degli attrezzi e dei materiali in provvista, a talchè fu impos- sibile di riprendere i lavori in quella triste Iocalitá, sulla quale conviene trasportare, con disagio gravissimo, ogni mezzo d’opera.

La causa di tale rovina sí attribu] alla poca ampiezza della luce assegnata, per cui fu proposto di ampliarla sino a me- tri 36. Se non che le difficoltá di esecuzione e la spesa pro- gressivamente crescente sconsigliarono dall’accettare quella non per anco bene studiata proposta, all’attuazione della quale ostarono d’altronde le vicende politiche e la successiva condizione delle finanze.

Rimase per tal modo sospesa la erezione dell’edifizio; nè d’allora in poi si diede mano ad alcun altro lavoro. Ed intanto l’appalfatore accampava pretese, reclamava compensi per rilevanti somme, e domandava che, o si sciogliesse definiti- vamente il contratto, o gli si desse facoliá e mezzi per rico»