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come certamente reputerá, essere tali difetti del disavanzo continuato e dell’incertezza che sparge sulle nostre sorti sconvenientissimi, e trascurati poter diventare esiziali , pare che non abbia da indugiare il rimedio» (1).

Queste severe ma pur troppo veraci parole scritte or fa presso a due anni, con maggiore veritá ed opportanitá ripe- tiamo nelí’entrare a discorrere del nuovo prestito del quale vi si chiede l’autorizzazione, e dell’odierno andamento delle cose nostre finanziarie, che a questo nuovo prestito ci co- stringe. Onde tuttavia non escire dai limiti del nostro uffizio ci restringeremo ad additarvi in parte le sorgenti del male, col porvi sott’occhio, come in un quadro retrospettivo, i ri- sultamenti comparativi dei bilanci prossimi passati, e quindi trarne probabili previsioni sul risultato di quello del presente anno, ed in generale sul nostro avvenire finanziario.

L’annata che precedette i grandi avvenimenti del 1848 non fa, sotto il rapporto finanziario, un’annata normale. Il fallito raccolto dei grani, per cui ne fu scemato il dazio d’importa- zione, e d’altra parte i moti che giá si preparavano e che po- scia seoppiarono il seguente anno, recarono per un lato una non prevista diminuzione di entrate, e per l’altra un aumento di spesa,

Prenderemo tuttavia quest’anno, come giá da altri fu fatto, a punto di partenza e di paragone, poichè ne sono comparativamente di grave momento le variazioni che le ca- gioni indicate portarono nell’entrata e nella spesa, ed ab- biamo di quell’anno, sí per la terraferma come per la Sarde- gna, molto maggiori dati comparativi, che non per gli anni precedenti. Sotto il punto di vista che ci guida, quello di porci sulla via di un bilancio normale, alle entrate ed alle spese del 1847 non è possibile comparare quelle degli anni pros- simi successivi, nei quali e le entrate, e soprattulto le spese, per due infelici campagne, e per indennitá di guerra che do- vemmo sborsare all’Austria, subirono variazioni gravissime e passeggiere che non possono tenersi in conto nel voler fissare le basi di un bilancio regolare. Nemmeno può prendersi come punto di comparazione il bilancio del 1854, l’annata essendo appena principiata; sicchè appunto il bilancio del corrente anno, del pari che quello degli anni successivi, cade in que- stione, potendosi contestare l’esattezza delle cifre e delle previsioni nel medesimo proposte, e cercandosi di accertarne il vero colla scorta dell’esperienza, ossia col confronto degli anni passati. Porremo adunque sommariamente a paragone i bilanci di terraferma e di Sardegna dell’anno 1847 con quello del 1853, Di questo, come facemmo pel 1847, avremmo vo- Iuto notare non le somme bilanciate, ma quelle realmente spese; ma in pochi luoghi potemmo ciò fare, impediti dalle ‘streltezze del tempo che ci vietarono di assumere dai vari dicasteri gli schiarimenti necessari. Nel nostro esame ommet- teremo o toccheremo di volo le somme che, o non differiscono essenzialmente da quelle del 1847, o per altra ragione non presentano luogo ad osservazioni; soffermandoei ed analiz- zando piú minutamente le spese, le quali dimostrano ande provenga il grave attuale squilibrio delle finanze (2). Non te-

(1) Cibrario, Cenni sulla condizione delle finanze dal 1847 a tutto il 1852. Torino, 27 ottobre 1852; pagine 3 e 4.

(2) In questo confronto, come anche nel quadro comparativo dei bilanci passivi del 1847 e del 1853, che, per maggiore chia- rezza, abbiamo aggiunto alla presente relazione, non abbiamo seguíta esattamente la distribuzione delle categorie, e spesso neppure quella dei dicasteri, sotto í quali le spese furono por- tate in bilancio, sí perchè in molte parti variano sotto questo aspetto i bilanci del 1847 e del 1853, sí per la convenienza di

niamo conto in questo paragone delle mutazioni portate nella spesa dal cambiato sistema amministrativo, sí perchè nei due anni che poniamo a confronto era in vigore l’antico sistema, sí perchè oramai consta che tale innovazione non portò nessuna o leggera variazione sotto il rapporto della. spesa.

Comincieremo il nostro esame comparativo dal bilancio passivo, sí per la sua importanza e perchè di lá partono le gravissime nostre difficoltá, sí perchè fra certi limiti è regola incontrastata, dalla spesa che deve ridursi fra i limiti richie- sti dai pubblici bisogni, Covere poscia gli Stati regolare l’en- trata.

Prime in questo doloroso confronto ci si presentano le spese improduttive, nelle quali aumento del 1883 sul 1847 è veramenie spaventevole, e che stiamo ancora per accre- scere colla legge sottoposta alla vostra approvazione. I tre principali capi di questo titolo sono il servizio del debito pubblico fisso, quello degli interessi dei Buoni del Tesoro e quello delle pensioni di riposo. 1l solo aumento di spesa per pagamento del debito pubblico, compresa la rendita che cade in discussione e dell’interesse dei Buoni del Tesoro, è sul 1847 di 29,985,000 lire; e, quand’anche temporariamente non si voglia tenere in conto la somma annua destinata alla estinzione, resterá un aumento di oltre i 24,700,000 lire. A questo si aggiunga un aumento, che giá nel bilancio del 1853 era di 5,462,000 lire sulle pensioni di riposo, aumento che nel corso dell’anno si accrebbe ancora di 314,000 lire, e va con ispaventevole progressione facendosi maggiore di giorno ip giorno, e chiama a sè îe piú pronte ed efficaci cure del Ministero e del Parlamento. La somma totale poi dell’aumento che pel servizio del debito pubblico e delle pensioni di ri- poso abbiamo nel 1853 sul 1847 ascende a 35, 760,000 lire; assai piú che non possano produrre i nuovi rami di entrata sorti dopo il 1847, e tutte le nuove imposte colle quali da piú anni ci trovammo nella dura necessitá di aggravare la na- zione, e quelle ancora che recentemente furono presentate all’esame del Parlamento.

Questo solo basterebbe a spiegare le cagioni dello squili- brio delle nostre finanze; ma pur troppo anche in quasi tutti i rami di servizio attivo troviamo gravissimi aumenti di spesa. E qui notiamo che non è nostra intenzione, come non è no- stro scopo, di portare giudizio su ciascheduno di tali aumenti. Riconosciamo che se molti, nello stato attuale delle finanze, sono per lo mero inopportuni, altri sono di incontestata uti- litá, alcuni anche di assoluta necessitá. Noi non facciamo che addurre le cifre e dimostrare le cagioni dell’aceresciuta spesa, e quindi del nostro sbilancio.

Nelle dotazioni abbiamo una diminuzione di 128,000 lire in quelle della Corona, e per altra parte la spesa nuova di circa 200,000 lire per le Camere legislative.

La stampa dei bilanci e quella dei rendiconti delle Camere legislative fece crescere di circa 100,000 lire le spese di stampa degli atti governativi. Una nuova spesa, bilanciata pel 1853 in lire 290,000, abbiamo in Sardegna, quella del

porre riunite e raccolte sotto un solo colpo d’occhio le spese di uno stesso genere, quantunque talora divise fra vari dica» steri. Abbiamo pure soppresse parecchie spese od entrate sol- tanto figurative, ossia le somme che si pagano 6 figurano pa- garsi da dicastero a dicastero, o compaiono in eguale somma nell’attivo e nel passivo, del pari che quella di un milione che, a titolo di sussidio militare e di sussidio guastatori fran-

‘ chi, dalle finanze di terraferma si pagava a quelle di Sar-

degna.