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tiva della legge del 4 ottobre 1848 una soverchia complica- zione di meccanismi per la moltiplicitá dei Consigli che si creavano, i quali se non altro dovevano pregiudicare l’unitá dell’indirizzo e la celeritá del corso degli affari, Il che veniva dal’esperienza confermato, sebbene questi Consigli abbiano, qual piú qual meno, nelle condizioni diverse che loro faceva la legge, tutti per altro coadiuvato la causa della istruzione, ‘e piú efficacemente quelli la cui sfera d’azione si stendeva su tutto lo Stato. Nè al Consiglio che attendeva alla diffusione dell’istruzione popolare falli fa cooperazione delle scuole ma- gistrali, le quali, raccomandate giá un secolo fa dal nostro Carlo Denina, introdotte poscia in molti Stati, fecero buona prova, finchè nel 1843 vennero stabilite appresso a noi. Esse furono e sono fatte segno di derisioni e di censure ingiuste; e dico ingiuste, perchè gli errori di alcuni, i quali si intro- misero temerariamente a dettare di scienze, di cui non co- noscono i primi elementi, non debBono imputarsi a tutta la scuola pedagogica, in cui siedono per gran ventura uomini valenti e benemeriti,

Sotto l’impero della legge del 1848 continuò man mano l’opera riformatrice, e si allargò alle scuole professionali che debbono avere sí diretta influenza sul benessere del popolo, e chiamare a fruttuosi esercizi di industria e di commercio un gran numero di giovani che prima facevano inutile ingombro nelie carriere accademiche, da cui difiicilmente potevano poi ripromettersi adeguato compenso alle lunghe fatiche ed ai dispendi incessanti che spesso assorbivano la piccola sostanza delle famiglie meno agiate.

Ma i buopi effetti della legge del 1848, e di quell’amore del sapere che si destò universalmente tra il popolo, e di cui die- dero solenne prova i municipi, non potevano, per le cagioni giá notate, essere compiuti; onde ad ogni istante e nel Par- lamento e fuori si manifestava il desiderio che una legge uni- versale organica riordinasse le varie parti del pubblico inse- gnamento in armonia colle presenti condizioni politiche, in- nestandovi quanto era da conservarsi dell’antico, e liberando ed amministratori ed insegnanti dalla triste necessitá di ag- girarsi per un pelago di decreti, di regolamenti, di regi bi- glietti non stati integralmente derogati da posteriori disposi- zioni.

ll Ministero ha assunto di buon grado quest’obbligo in fac- cia al Parlamento, e viene ora a presentare il risultato dei suoi studi.

Prima di accennare brevemente Ie principali riforme che si propongono, conviene ricordare una gravissima difficoltá che doveva paralizzare in una parte sostanziale il buon volere del ministro, ed era di introdurre nelle presenti angustie dell’erario nn aumento di spesa allo Stato. Non ignora il Mi- nistero che in altri paesi, pressochè uguali di popolazione e di territorio, assai piú larga è la parte che si fa nel bilaneio generale alle spese dell’istruzione. Ma se sará questo un po- tente motivo di invocare in piú propizie circostanze un mia gliore trattamento per questo dicastero, non si è creduto per altro che nelle strettezze in cui versiamo sia conveniente di sollecitare un aumento di spesa.

Posto da un canto in tali angustie il Ministero, e volendo dall’altro provvedere alle spese che occorrono per l’impor- tantissima nuova istituzione dei licei, ed aumentare, se non nella misura che è serbata presso ad altre nazioni, almeno sino a quel segno che la giustizia e il decoro prescrivono, gli stipendi assegnati ai professori delle Universitá e delle scuole secondarie, dovette introdurre la maggior possibile econo- mia nelle spese dell’araministrazione, procurare altri ri- sparmi, sia mercè la separazione dei collegi dai convitti na-

zionali, richiesta altresí imperiosamente dagli interessi della istruzione, sia scemando il numero dei provveditori, e pro- cacciando altre fonti di rendita mediante la’ perequazione delle tasse e lo stabilimento di qualche nuovo diritto, pesi questi abbondantemente compensati col beneficio che risul. terá dalla piú compiuta e piú regolare istruzione che gli al- lievi riceveranno.

Premesse queste nozioni, e passando ad una breve rassegna della legge presentafa, si avvertirá ancora che, nel dare luogo al libero insegnamento, si fecero rivivere quelle dottrine che resero cosí splendido e frattuoso il primo stadio delle piú ce- . lebri Universitá italiane, iniziate appunto sotto l’inspirazione di tale libertá ; dottrine che, imitate piú tardi da altre na- zioni, e assoggettate a sapienti norme, subirono la prova di una lunga ed applaudita esperienza. Nel compilare questa legge si tennero eziandio nella dovuta considerazione le 0s- servazioni state chieste dagli onorevoli miei predecessori alle varie facoltá delle quattro Universitá del regno, ed i lavori per cura di vari miaistri apparecchiati,

Il primo titolo provvede all’amministrazione della pubblica istruzione o, per dir meglio, agli ordini direttivi della me- desima, poichè al vocabolo amministrazione non può darsi in questa materia il significato che gli si attribuisce negli aitri servizi pubblici.

Aboliti tutti i Consigli anteriori, tre deputazioni poco nu- merose assistono il ministro nell’indirizzo degli studi supe- riori, medii, tecnici e primari. Le deputazioni, e quella par- ticolarmente sopra gli studi superiori, si valgono in molti casi del consulto dei Consigli delle facoltá cresciuti di membri e di attribuzioni. i

Fu discussa la questione se fosse miglior partito appoggiare ad un solo Consiglio l’indirizzo di tutta quanta la pubblica istruzione; ma gli inconvenienti che procedono dal non essere distinte le specialitá, tra i quali non è il minore quello di trovarsi talora composta la maggioranza in modo che uno o al piú due membri sieno competenti in una data materia, talchè la loro auteritá trae seco, senza giusta cognizione di causa, il voto dell’intiero Consigiio, fecero prevalere l’opi- nione che sia meglio avere in tre Consigli speciali scompar- tite le competenze, divisa la risponsabilitá. Essendo d’al- tronde in balla del ministro di convocare in congresso, ove lo creda opportuno, le tre doputazioni riunite, si otterranno tutti i vantaggi che si lodano nel Consiglio unico, senza al- cuno degli inconvenienti di diverso ordine che si ebbero a lamentare in tempi non remoti presso noi, e si lamentane tuttora in altri Stati. Siccome poi il motore e l’anima di cia- scuna deputazione è il presidente, perciò si credette che i personaggi da chiamarsi a si importante carica dovessero consecrarvi tutto il loro tempo, onde si statuí l’incompatibi- litá di tale ufficio con ogni allro impiego, e si assegnò al medesimo una retribuzione se non larga, almeno conve- niente,

Le Universitá, anzichè da un Consiglio, saranno governate da un rettore, come lo fu per molti anni quella di Torino da Pro- spero Balbo, mio venerato maestro, con tanto pro degli studi, con tanta gloria di iui. Avrá il reftore l’assistenza di un vice- reltore e quella di un consultore, surrogato nel 4848 all’an- tico censore, savia istitezione di Vittorio Amedeo II, che volle nelle Universitá una specie di Ministero pubblico, a ricordare la legge e mantenere l’unitá dell’indirizzo accademico.

Anche pel rettorato milita la stessa ragione d’incompalibi- litá con altre fazioni, giá accennata pei presidenti delle tre deputazioni, e quindi l’assoluta necessitá di fornirle di un onorario competente.