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DOCUMENTI PARLAMENTARI

Stato aveva pagata la somma promessa ed aveva inoltre anli- cipate al consorzio lire 600,000; le provincie ed i comuni avevano sborsate la massima parte delle loro quote; ma i privati erano giunti stentatamente a compiere la metá della somma che sarebbe rimasta a loro carico secondo i calcoli primitivi. Questa poi risultava enormemente cresciuta, sia perchè il costo delle opere oltrepassava di un quarto le pre- visioni, sia perchè il ghiaiato che si sperava di vedere in alleviamento del consorzio, non essendo ancora bonificato, non trovava compratori che a prezzo vilissimo.

In questo sfiato di cose l’esecuzione delle opere si rallentò, poi era forza che si fermasse, La Commissione amministra- trice del consorzio, nella quale sedevano le autoritá primarie della Savoia, faceva replicate istanze presso il Governo per muovi sussidi e per eccezionali provvedimenti. Glimpresari, non soddisfatti dei loro crediti, muovevano alte e giuste ia- gnanze. Eransi giá spesi oltre quattro milioni, e tuttavia ’ar- ginamento era ancora di gran lunga insufficiente al suo scopo. I privati mancavano assolutamente di mezzi per som- ministrare ulteriori fondi. Alcuni giá avevano abbandonate le loro terre per l’impossibilitá in cui erano di sborsare la primitiva quota di contributo consortile. Era specialmente miseranda la condizione di tanti piccoli proprietari, i quali dovevano annualmente pagare somme assai maggiori del pro- dotto totale della loro proprietá, e ciò mentre questa non ancora guarentita, era continuamente corrosa o minacciata dalle acque.

Non era poi sperabile di vendere convenientemente il glia- iato, se non dopo che fosse perfettamente riparata, colmato di terra vegetale, e reso atto ad immediata coltivazione.

11 Govérno si trovò pertanto nell’alternaliva di lasciare im- perfetta ed anche esposta a facile distruzione un’opera d’in- conirastabile ntilitá con spreco degl’ingenti capitali in essa impiegati, e fra questi di 1,600,000 lire somministrati dallo Sfato, ovvero d’intervenire esso medesimo efficacemente per condurre l’impresa a compimento.

Prevalse nei consigli del Re quest’ultimo partito. Con re- gie patenti del 20 maggio 1845 fu statuito che il Governo terminerebbe l’arginamento a sue spese, che esigerebbe poi le quote dei contribuenti al consorzio con more tali da ren- dere loro possibile il pagamento, e che avrebbe curata la bo- nificazione del ghiziato onde venderlo ridotto in terra coltiva.

Quindi tutta la direzione dell’impresa e degli affari che vi si riferivano fu demandata colla stessa legge al Ministero delle finanze.

La legge medesima annunziava che terminati gli argini il Re avrebbe provveduto all’istituzione di uno speciale con- sorzio per la manutenzione e conservazione di essi.

Dichiarava poi che, finite le operazioni tutte dell’impresa, sarebbesi proceduto alla liquidazione ed al confronto dell’at- tivo col passivo; che qualora fosse risultato un sopravanzo attivo, Je finanze lo avrebbero dismesso al consorzio istituito per la manutenzione; che se invece il passivo presentasse un’eccedenza, come si prevedeva fino d’allora, quella sarebbe stata infieramente sopportata dal regio erario,

1! Governo riteneva in quell’epoca, dietro 2 calcoli estima- tivi di distinto ingegnere, che la spesa da farsi ulteriormente dalle finanze per recare a termine tutte le opere ascende- rebbe a 3,918,000 lire, compresa ia regolarizzazione dello sborso di lire.600,000 giá fatto invia di anticipazione al consor- zio, cosí che la spesa effettiva sarebbe stata di 3,318,000 ire,

Ora questa somma ripartita in piú bilanci dal 1845 in poi si troverá ben fosto essusta, ed il Governo domanda, come dicemmo, al Parlamento un eredito suppletivo di fire 824,000.

La necessitá di eccedere in tal modo i fondi bilanciati e le previsioni concepite nel 184% viene dimostrata mercè una relazione dell’ingegnere direttore, in cui egli espone come sieno occorse ed ancora occorrano spese dapprima non pre- viste,

1! quantitativo dei metri di argipamenti risultò maggiore di quello calcolato e convenne pur agginngere alcune opere accessorie.

Si dovette spendere lire 70,000 per riparazione di guasli recati da piene straordinarie dei torrenti.

Altre lire 60,000 sono assorbite dai lavori d’immissione dell’isère nel suo nuovo alveo.

Lire 34,000 furono applicate a sussidi che convenne con- cedere per opere locali utili all’arginamento.

Ed infine lire 368,000 si spesero dalle finanze nella manu- tenzione e conservazione degli argini dall’anno 1845 sino al- l’attuazione della legge del 23 maggio 1855, la quale istitaí il consorzio di manutenzione.

Tu ordine a quest’ultima spesa fu osservato che l’ammini- strazione delle finanze l’avrebbe evitata se il consorzio di manutenzione fosse stato creato tosto che fosse stato ultimato qualche tronco di arginamento, e cessato l’obbligo della sua conservazione a carico degli impresari costruttori.

Ma per altra parte è giusto il notare che fra le spese com- ponenti la somma sovraccennata di lire 368,000 se ne tro- vano parecchie relative agli straordinari ristauri e perfezio- namenti recati ai primi argini costrutti prima del 48455; quali poteva fortemente contestarsi che si comprendessero nella manutenzione prevista dalle patenti del 1845; che queste non permettevano la formazione di consorzi parziali, ma ne volevano uno generale fra tutti gli interessati nell’ar- ginamento intiero ; che nemmeno si trattava di un consorzio ordinario, ma bensí di un’associazione che il Re si era riser- rato di creare con alto legislativo e al di cui stabilimento egli riservavasi naturalmenie di procedere colle norme che avrebbe riconosciute piú eque; che l’equitá mal consentiva, allorchè erano costrutti i soli argini di una valle, di costi- - tuire il consorzio a carico di altra valle, la quale non ne sen- tiva alcun benefizio; che finalmente i dubbi erano talmente gravi che il Congresso permanente d’acque e strade opinava anche piú tardi non potersí ancora effeltuare quella costitu- zione di consorzio.

Ad ogni modo la legge del 25 maggio 18553 troncò ogni questione istituendo il consorzio medesimo a partire soltanto dal {1° gennaio 1854, senza attribuire alle finanze alcun di- ritto di ripetizione nè di compenso per le spese antericri.

Quindi, senza fermarci maggiormente in tali ricerche re- trespettive, abbiamo preso a considerare la situazione altuale” dell’impresa.

La spesa che rimane a farsi tra opere in corso ed opere da intraprendersi ascende a 1,080,000 lire.

L’attivo che rimane disponibile è di sole lire 255,758 70.

Manca dunque al compimento deil’impresa la somma di lire 824,261, per la quale il Ministero domanda un credito suppletivo.

Questa somma è necessaria in parte per le opere in corso, e pel rimanente, ossia per la concorrente di lire 334,000, sa- rebbe applicata ad opere nuove.

Queste però non sono che Indispensabile iii di quelle giá eseguite.

Consislono Infatti:

4° Nel rialzo che occorre fure a dighe costruite;

2° Nell’incanalamento di rivi è piccoli torrenti che scor rono dietro gli argini;