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Ora io porto opinione, e son certo che il Senato non avvi- será altrimenti, che queste sospensioni di dazio, in tempo di carestia, mostrande come il Governo non intenda di tenersi lontano da egni ingerenzasul commercio di cereali, € facendo perciò temere provvedimenti d’altra indole. anzichè giovare, sogliona riuscire dannosi. Percicechè il commercio vuol es- sere sicuro, e per esempio della instabilitá gli turba il sen- timento della sicurezza. In effetto allorchè in agosto il Go- verno balgico sospese il dazio, effetto immediato di questa sospensione si fu Paumento subitaneo di due lire per elto- litro sul prezzo del grano.

Pare adunque cbe la esperienza dimostri come, in uno Stato che non è di primaria importanza, e dove non esistono pel commercio de’ cereali vaniaggi estrinseci tali da superare con le loro attrattive ostacolo che un dazio, ancorchè piccolo, gli oppone, quest’ostacolo non sia scevro da perniciosi effetli sull’ordinario andamento di esso commercio, e dia facilmente motivo alla sospensione dei dritti in tempo di caro; gettando cosí per due versi lo scompiglio in un negozio tanto impor- tante e dal cui imperturbato corso dipendono in gran parte l’abbondanza delle approvigionamento ed il basso prezzo delie sussistenze.

Ad ovviare questa duplice occasione di perturbamenti e di danni, pare adunque che non vi sia altro espediente fuori della libertá assoluta, e però dell’abolizione tofale di qual- siasi peso.

Non credo poi che gl’interessi dell’agricoltura sieno vera- mente lesi dal sostituire la libertá assolata del commercio de’ cereali ad un dazio tanto leggiero, che niuno potrebbe considerare come efficace dazio protettore. Nè reputo punto che il fanesto sistema di lasciar pesare su grani un piú o men grave dazio ne’ tempi d’abbondanza, per poi sospenderlo in quelli di penuria, sia veramente profittevole all’agricoltura ed ai suoi avanzamenti.

L’agricoltura anch’essa ha mestieri di certezza per prospe- rare. Travagliata dal timore che le infondono îe instabili vi- cende delle stagioni, essa non può trarre vero giovamento da quello che vi aggiungerebbe la instabilitá della legge, ove mai le fosse realmente necessaria o almeno utile la protezione da alcuni invecafa.

Il fatto sta che a prescindere da quei vittoriosi ragiona- menti, per cui la scienza ha giá posto in sodo, che îa libertá nor può non tornare in fin de’ conti vantaggiosa cosí al con- .sumatore come al produttore, mi piace di qui richiamare alla vostra memoria alcuni insegnamenti che ci dá la statistica.

Primo di essi è che in ogni contrada dell’Europa civile, dove la produzione interna de’ cereali non basta alla consoma- zione, va continuamente aumentando il bisogno di immetterne da estranee regioni.

Cosí, per esempio, da pochi anni in qua l’importazione dei grani e delle farine in Inghilterra è piú che triplicata; e quella del frumento in Piemonte è pressochè raddeppiaia.

Dall’altra parte intanto, in molte contrade, d’onde il fru- mento esportasi, non aumenta sí rapidamente la sua proda- zione: ed in alcune altre, come in alcuni altri paesi d’America va per l’apposto diminuendo.

Dal raffronto di questi dati, notissimi oggi a chiunque ha per poco versato nella gravissima questione delle sussistenze, raccogliesi Ia spiegazione di un aliro falto indubitabile, cioè cho il prezzo medio de’ cereali tende continuamente ad au- mentare cosí nei luoghi d’esportazione come in quelli di im- portazione.

Ond’è che raffrontando nel nostro paese i prezzi medii re- centi dei cereali a quelli che correvano 30 anni fa, irovansi

accresciuti a malgrado del ribasso dei dazi. Se dunque l’agri- coltura dopo trent’anni di progressi dell’arte non credesi ancora abbastanza compensata da prezzi o piú elevati 0 uguali a quelli che prima erano sufficienti a rimunerarla, io non so a che mai ciò potrebbesi attribuire, se non ai malefici effetti di quella protezione daziaria che le ha tolto ogni nerbo ed ogni energia.

I grani dei mar Nero, che una ventina di anni fa potevansi spesso acquistare nei luoghi di produzione per sette o sci lire ed anche talvolta per sole cinque lire ad ettolitro; negli anni a noi piú vicini, quantunque in tempi di eguale abbondanza, non si sona trovati, nè trovansi a comprare or- dinariamente per meno di 10 ad ‘1 lire Pettolitro, Sicchè aggiuntevi le spese del trasporto, Je quali calcolansi a circa lire è 80 l’ettolitro, il prezzo dei grani del mar Nero, che tra quelli di una disereta qualitá sono î piú mercati, nulla a- vrebbe da far temere agli agricoltori nazionali, E d’altronde quell’aumento generale del prezzo dei grani, molto maggiore degli stessi preesistenti dazi, toglie lore ogni plausibile pre- testo per opporsi all’abolizione totale di questi.

Gli esposti fatti al contrario inducono nel mio animo il fermo convincimento che l’agricoltura, perdendo la speranza di ottenere dalla tariffa infingardi soccorsi, cercherá nell’at- tivitá sua propria que’ profitti che, tornando utili ad essa, riflettono su tutta la popolazione, e peculiarmente sulle classi piú povere, i loro benefici effetti.

Il Governo poi è tanfo piú certo di questi risultamenti, per quanto colle riferme giá avviate del catasto e di quella parte deîla legislazione che ostacola il credito fondiario, prepara all’agricoltura da una parte un sollievo, e dall’altra nuovi mezzi per progredire.

Non vogliate pertanto sospettare, o signori, che il ministro delle finanze abbia minimamente obliato l’interesse del. Perario.

L’abolizione totale di ogni specie di dazio sull’importazione e esportazione dei cereali sará un vuoto all’entrata ordina- ria dello Stato. i

Ma questo vuoto sará operato da una riforma la quale, în- fiuendo direttamente sulla sussistenza del popolo, non man- cherá di allargare la sfera delle altre consumazioni, e di ac- cresceread un fempo l’attivitá dell’industria e del commercio. Questi effetti che possono essere dedotti per filo di logica dal- l’indole stessa delia presente riforma, hanno inoltre Ia prova

.di falto, in ciò che altrove è avvenuto; sicchè ho fiducia che

il vuoto nen sará per riuscire sí grande come a prima giunta prevedesi, nè sí durerá molto a vederlo di mano in mano appianato per l’aumento di altri rami di entrata,

Tutte le discorse ragioni, a cui il Senato certamente aggiun- gerá quelie altre che lalta sua sapienza economica saprá sug- gerirli, valgono del pari contro quei dazi sparpagliati, che sotto il nome di dazi municipali percuotono in modo vario e diverso or qua ed or lá il pane del povero in parecchi punti del regno.

Questi dazi oltre agl’inconvenienti comuni ad essi ed a° dazi doganali, offrono una patente disuguaglianza tra questa e quella parte di popolazione dello Stato, e sono tanti parziali, ed appunto perciò piú vessatori ostacoli alla libertá interna del commercio de’cereali, non meno dell’esterna, utile ed in- dispensabile.

Dacchè dunque la libertá del commercio de’ cereali di- venta un principio, se potessi cosí esprimermi, del nostro diritto interno economico, pare che ne sia legittima conse- guenza il divieto a’ municipi d’imporre dazi locali che quella libertá disturbino ed offendano.