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sulla possibilitá che i grani stranieri inondassero i mercati d’Europa, sono oggi svaniti, per chiunque ha seriamente ver- sate intorno alla questione degli approvigionamenti.

La tendenza delle colture nelle regioni stesse, ove le terre piú vergini danno maggior copia di frumento, le popolazioni che ivi piú rapidamente si accrescono, il ragguaglio dei prezzi dei grani sui diversi mercati del mondo, e delle relative qua- litá loro, non che delle rispettive spese di trasporto, dimo- strano, secondo i risultamenti diJarghe ed accurate inchieste, che nelle annate di abbondante raccolto il mercato interno ha poco da temere la concorrenza straniera.

Aggiungasi che agricoltura anch’essa delle riforme liberali giá precedentemente fatte si giova, siccome adoperatrice di molte materie, il cui prezzo è scemato, ed andrá di mano in mano scemando. Nè il Governo ha dimenticato che la libertá, sebbene sia per se medesima stimolo a miglioramenti, siccome la protezione è invito all’inerzia, pure per prosperare ha d’uopo che, con la rimozione degli ostacoli, le si congiunga l’aumento della potenza.

Voi quindi avrete ad occuparvi hentosto sí d’una legge risguardante il catasto, per la quale i pesi che gravitano sui fondi di terra, andranno di mano in mano meglio proporzio- nandosi al reddito, e sí d’un’altra che, fayorendo le institu- zioni di credito fondiario, apre nuove vie e dá nuovo incita- mento allo impiego del capitale sul suolo.

In questo stato di cose, o signori, noi avremmo temuto di offendere ia gravitá del Parlamento, se, togliendo argomento dalla scarsitá delle sussistenze, ci fossimo presentati a pro- porgli una di quelle provvidenze effimere ed apparenti, che sono acconcie soltanto ad illudere la commossa fantasia delle moltitudini. Noi invece abbiamo giudicato piú conveniente all’autoritá vostra ed alla nostra buona fede di prender con- siglio dalle accidentali condizioni economiche di quest’anno, per invocare da voi non il favore di un eccezionale espediente, ma il compimento indispensabile di un atto di giustizia.

E poichè ci è occorso di parlarvi di giustizia, permettete che aggiunga breve parola intorno agli articoli 2, 7, 8 del progetto.

Col primo dei citati articoli si aboliscono i diritti differen- ziali all’importazione di cereali con bandiera estera.

Somiglianti disuguaglianze non sono per se medesime con- formi nè a dettami del giusto nè all’utilitá bene intesa.

Giá molti trattati sono stati sin oggi conchiusi con la mas- sima parte delle potenze, e certo con le piú commerciali, coi quali trattati quei diritti forono rimossi; di sorte che vera- mente l’abolizione che vi propone il Governo non è di grande importanza nè pel tesoro nè per i vantaggi che avrebbero potuto procacciarsi al commercio dal negoziarla come ipter- nazionale Commissione, mentre dall’altra parte essa può tor- nare di utilitá all’approvigionamento delle sussistenze. Dif- fatto dai rapporti dei consoli e da ragguagli privati raccogliesi che la scarsezza dei mezzi di trasporto ha fatto straordinaria- mente elevare i noli; ond’ è che in tale stato di cose è oppor- tunissimo provvedimento quello che abbatte ogni rimanente ostacolo alla libera concorrenza delle navi straniere nei nostri porti. Esso dá agli estranei un non dispregievole esempio di disinteresse, e procaccia a noi medesimi un vantaggio indi- retto.

Quanto agli articoli 7, 8, essi propongonsi tre scopi da rag- giungere.

Il primo è di non lasciare all’arbitrio dei comuni di porre tra una parte e l’altra dello Stato, e spesso tra due parti di esso affatto vicine, una positiva disparitá di prezzo sulle sus- sistenze, mercè dazi comunali di consumo e di macina.

Il secondo scopo si è quello di non dare ai municipi la fa- coltá di produrre artificialmente nella cerchia dei loro terri- tori o gli effetti del caro in mezzo alla generale abbondanza o quelli della fame quando non vi ha da temere che i) caro.

Ed infine il terzo ed ultimo scopo consiste nel non permet- tere che una parte delle popolazioni del regno vada soggetta ad una imposizione, che gravitando sulle sussistenze non è soltanto ingiusta, perchè eguale pel ricco e pel povero, ma sí iniqua perchè pel povero le sussistenze sono Îa piú gran parte della sua consumazione.

Il libero scambio tende a parificare i prezzi su tutta Ja su- perficie del territorio, a provvedere abbondantemente il mer- cato, ed a fornire alle industrie Je materie prime a basso prezzo ed ai consumatori i mezzi di soddisfazione a buon mercato.

I dazi comunali ond’è parola, offendendo sotto questo tri- plice aspetto il principio informante la nestra legislazione economica, ledono in questa parte il diritto pubblico interno, e non debbono nè possono essere consentiti.

Togliendo quindi ai municipi Ja possibilitá di somiglianti dazi, vei non vincolate la loro libertá, ma li salvate dal peri- colo di vederla menomata ; voi non restringete i loro diritti, ma segnate il limite, oltre il quale l’esercizio di essi offende- rebbe un sociale dovere, Il che non è soltanto vero sotto l’a- spetto economico, ma sí ancora sotto aspetto morale.

Uno dei maggiori uomini di Stato dell’etá nostra, il Peel, presentando alla Camera dei comuni il progetto della nuova legge sui cereali, profferiva queste solenni parole: «Signori (diceva egli, e ripeto io confortato dall’autoritá di tant’uomo), io chieggo la vostra approvazione alla riforma che vi propongo, perchè credo d’aver avuto prove indubitabili che l’abbon- danza ed il modico prezzo dei viveri giova direttamente a di - minuire il numero dei delitti, ed a diffondere la moralitá nel popolo.»

Questi alti rispetti, su cui mi pregio d’aver richiamata l’at- tenzione della Camera, sono di sí grave momento, che io re- puto dovere altresi ad essi cedere quelli che meritano cosí il pubblico erario, come le casse dei municipi.

L’ano e le altre certamente, provvedendo ai bisogni dello Stato ed a quelli delle comunitá, uopo è che non difettino di entrate; ma io ho ferma fiducia che le entrate dello Stato e quelle dei comuni aumenteranno per altri capi, con l’aumento dell’agiatezza e collo esplicamento generale delle industrie e dei commerci, del quale è gran parte la sussistenza a buon prezzo.

Oltre a che poi, se il partito che vi proponiamo sará, come è verisimile, causa di momentaneo scemamento di entrata per la finanza dello Stato e per alcune finanze comunali, noi non opiniamo pertanto che visi debba ovviare con dazi che rechino privazioni e stento alla parte meno agiata della nazione, o che portino l’impronta dell’immoralitá e della ingiustizia.

Non pertanto il riguardo dovuto alla santitá dei contratti, e Jo sconcerto che in taluni casi potrebbe derivare dal risol- verli, sono motivi sufficienti a spiegare e giustificare la ecce- zione temporanea posta nell’articolo 9 all’abolizione dei diritti esistenti.

Ora, passando ad altri particolari, o signori, esporrò breve- mente quale è stato il criterio che ha guidato il Governo nel determinare Je diverse riduzioni che leggonsi ne) decreto del 6 ottobre.

Tra queste riduzioni la prima è quella che risguarda il dazio sul grano da 2 lire a 50 centesimi per ciascun ettolitro.

Per essa ci è sembrato che potesse raggiungersi lo scopo di rimuovere i cattivi effetti del dazio, e di conservare nel