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Relazione della Commissione del Senato, 7 luglio 1854 (Colla, relafore).

Stenori! — Prendendo ad esaminare il bilancio ehe vi fu proposto per le spese del Ministero di guerra nel 1854, la vostra Commissione ha innanzi tutto osservato che, tanto nel complesso, quanto nelle diverse sue parti, questo bilancio si dilunga poco da quelli dell’ultimo ora scorso biennio, e sia per questa considerazione, sia perchè si tratta di bilancio che ormai conta sei mesi di esercizio, sia infine perchè, qua- lunque mutamento nella composizione dell’esercito riusci- rebbe adesso inopportuno a fronte di una guerra che tiene in- certe ed in ansia tutte Je nazioni di Europa, noi ci saremmo volontieri disposti a proporvi senz’altro la concessione di tutti i domandati assegnamenti.

Ma in cosa di sí grave importanza per fa finanze dello Stato, e per l’avvenire del nostro paese, parve non doversi incontrare il pericolo che un asseluto silenzio, quantunque consigliato da cosí speciali contingenze, sí possa nella com- pilazione dei futuri bilanci considerare come rinunzia ‘alle riserve ed alle istanze che altre volte si fecero.

Per la qual cosa, senza voler oggi provocare una discus- sione che non sarebbe opportuna, e non potrebbe condurci ad utili determinazioni, la vostra Commissione, o signori, giudicò debito suo di dichiararsi perseverante nella persua- sione giá dal Senato manifestata, che la condizione finanziaria del nostro paese richieda ordinamenti militari di terra e di mare, i quali, domandando alla nazione ed alle finanze dello Stato minori sacrifizi ne tempi tranquilli, meglio ci preser- vino dal pericolo di trovarle esauste e impotenti, quando as- sai maggiori ne richieda la difesa dai mostri piú cari inte- ressi.

Il Senato fece palesi a tal riguardo i suoi voti e Je sue con- vinzioni nella lunga e ricordevole discussione a cui sottopose il bilancio della guerra nelle sue tornate del 5, Ge 7 feb- braio 1852; discussione alla quale pose fine un ordine del giorno invitante il Governo «proporre, tostochè opportuno ne sia il tempo, un ordinamento definitivo dell’esercito, il quale si accordi colla presente condizione delle finanze e cogli altri bisogni dello Stato; perocchè tale accordo non sembrava ottenuto coll’ordinamento risultante dal bilancio allora esaminato. Il quale invito di buon grado accettato dal ministro, era inoltre pienamente consentaneo alla legge del 7 luglio 4834, per cui si era prescritta al Governo la pre- sentazione di leggi speciali sopra l’organamento dell’esercito, l’amministrazione militare ed il Consiglio sanitario.

Nuovi fatti politici ed economici sopraggiunti nel biennio indi trascorso giustificarono per una parte l’indugio dei bra- mati provvedimenti, e per l’altra il crescente bisogno che si facciano. Imperoechè, come le rendite finanziere aumenta- rono principalmente in grazia di nuove imposte, cosí ugual- mente crebbero gl’interessi del debito pubblico per nuovi imprestiti, e crebbero insieme con queste alire spese dura- ture, cosicchè troppo chiara si fece la insufficienza degli or- dinari proventi dell’erario per sopperire a tutte le spese ond’è aggravato.

I bilanci a cui il Senato sta per dare il suo voto presentano un disavanzo di circa 24 milioni, quantunque ad impinguarne l’attivo contribuiscano alcuni milioni di proventi straordi- nari per l’alienazione di cose dello Stato.

Ed il signor ministro delle finanze, nella sua relazione 8 marzo 1854, trattando dei preparati bilanci pel 1835, ha chiaramente dimostrato che, tenuto conto di tutti gli au-

menti di rendita fondatamente sperabili mediante le nuove leggi d’’imposta,e facendo con molta fiducia assegnamento sopra altri aumenti di prodotti finanzieri compreso quello assai la- mentevole del lotto, noi riusciremo ad avere un bilancio at- tivo di 128 milioni, inclusi tre di proventi straordinari per vendita di beni demaniali; mentre, per altra parte, riuscendo di provvedere diversamente alle spese ecclesiastiche ora stanziate în bilancio per lire 980 mila, e rimandando inoltre a tempo migliore molle spese giustamente desiderate, avremo un bilancio passivo di circa 138 milioni.

Secondo questi computi e provvedimenti il disavanzo nei bilanci del 1858 fu dal ministro presunto nella somma di lire 9,488,680, alla quale è d’uopo aggiungere i maggiori assegnamenti che occorrono al debito pubblico per l’ultimo imprestito e per Ja rendita di lire 105 mila creata a favore dell’Ordine mauriziano; laonde il presumibile disavanzo sa- rebbe di circa 12 milioni, riducibili a sette o poco meno, qualora si voglia continuare a non far conto delle somme as- segnate al debito pubblico per fendo di estinzione al corso.

Siffatta mancanza di giusto equilibrio fra le rendite e le spese delio Stato, anche dopo l’aumento delle pubbliche gra- vezze in tutta la comportabile ampiezza, e dopo l’applica- zione di ragguardevoli spese a bilanci altri che quelli dello Stato, è certamente cosa che non permette alla Commissione esaniinatrice dei bilanci di proporre al Senato l’approvazione di quello che maggiormente pesa sul pubblico erario, senza ripetere piú calde istanze affinchè sia messa in capo a tutte le cure che la prosperitá e la gloria del nostro paese richie- dono, quella di risterarne le finanze, menomando grande- mente le spese, siano militari, o siano altre.

1 ministro medesimo nella sua relazione sul bilancio di quest’anno mostrò di poco confidare nella possibilitá di ri- sparmi oltre quelli da lui posti in conto nel ridurre a 439 milioni la parte ordinaria del bilancio passivo, e per ciò che concerne il bilancio della guerra egli si limitò ad allontanare l’idea di economici miglioramenti dichiarando che questo bilancio non è suscettibile di riduzione senza porre in peri- calo la nuova organizzazione data al nostro esercito.

Noi ci persuadiamo, o signori, che l’importanza del temuto pericolo si debba intendere relativa al minaccioso aspetto del tempo presente, e ci teniam certi che quando si ravvisi la speranza di pacifico avvenire, il Senato avrá consenziente, non che il ministro delle finanze, lo stesso ministro della

i guerra, al compimento del voto, or fa due anni, manifestato

che si dia all’esercito nostro un ordinamento accordato con le stretiezze del pubblico erario, e cogli altri bisogni dello Stato, fra i quali annoveriamo principalmente Ja formazione del catasto, ed i soccorsi per legge assicurati ad alcune grandi imprese.

Ma frattanto la vostra Commissione crede di poter rendere meglio accettevole la concessione che sará costretta a pro- porvi di tutti gli assegnamenti domandati, riferendo un fatto assai soddisfacente e lusinghiero che risulta dallo spoglio dei conti del 1850 presentati dal Governo al Parlamento. Da questi conti è accertato che sopra gli assegni fatti in quel» Panno al bilancio della guerra si ottennero risparmi assai ragguardevoli, i quali per le dieci categorie risguardanti le competenze pecuniarie dei corpi sommarono a meglio di due milioni intieramente abbandonati a benefizio del pubblico erario come speso di meno.

Mancano finora al Senato gli spogli degli esercizi posteriori al 1850; ma risulta in modo sicuro che somme assai ragguar= devoli risparmiate sopra gli assegni fatti in quei bilanci fu- rono o saranno abbandonate come spese di meno a vantaggio