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— DOCUMENTI PARLAMENTARI

solo da interessi locali, ma dali’ interesse re gentes dello sai e la cui spesa supera le forze delle singole provincie o divi- sioni che sono da esse intersecate.

Forse taluno avvertirá che nel bilancio straordinario non abbiamo fatto caso d’un progetto che dovrá fra breve essere sottoposto all’approvazione del Parlamento, e che dovrá ca gionare un’ingente spesa, ripartibile in piú esercizi ; del tras- locamento, vogliamo dire, della marina militare nel golfo della Spezia. A ciò risponderemo che non ci parve conve- niente, in questione di tanto momento, il voler pregiudicare il voto del Parlamento; ma anche nella sperata ipotesi che Ja proposta relativa a questa stupenda impresa venga appro- vata, l’economia di questo e dei prossimi bilanci non verrá menomamente turbata.

Infatti l’alienazione dell’arsenale marittimo di Genova do- vendo operarsi contemporaneamente alla iraslocazione della marina alla Spezia, ne consegne che le somme che da esso si ricaveranno, basteranno a coprire le spese da farsi per l’ere- zione del nuovo arsenale durante tre o quattro anni. Tra- scorso questo periodo il nuovo dock commerciale da co- struirsi sul locale occupato dalla darsena militare sará ulti- mato ; ed in allora possiamo asserire che le economie nelle spese, i maggiori prodotti che esso assicurerá allo Stato sa- ranno tali da compensarlo annualmente delle spese che oc- correrá ancora di fare onde ultimare l’arsenale deila Spezia e le opere necessarie alla sua difesa.

Se non vediamo seri motivi d’inquietudine nel disavanzo della parte straordinaria, riputiamo che la deficienza nella parte ordinaria dev’essere argomenio di grave sollecitudine, giacchè un disavanzo di 13 milioni sopra un bilancie di 130 milioni, cioè del 10 per cento all’incirca, indica uno stato di cose pericoloso che non può essere tollerato a lungo senza correre il pericolo di veder rovinare l’edifizio delle nostre finanze. ©

L’anno scorso nell’esporre alla Camera dei deputati i mezzi da adoperarsi per fare scomparire il disavanzo dicevamo go- versi diminuire le spese, accrescere le entrate.

Vi ripeteremo in ora questa non contrastabile sentenza, e vindicheremo su quali economie, su quali aumenti di ren- dita facciamo assegno, onde giungere nel 1853 al tanto desi- derato pareggio fra le entrate e le spese.

Noi non ci esageriamo l’importanza delle economie che ci sará dato d’operare nel bilancio del 1853.

Il bilancio della guerr non è suscettibile di riduzione, senza porre in pericolo la nuova organizzazione data al no- stro esercito.

Cosí pure il bilancio dei lavori pubblici non può essere me- nomato se vogliamo secondare quel gran moto di sviluppo economico che si manifesta su tutti i punti dello Stato. La sola economia rilevante, di cui il bilancio del Ministero delle finanze sia suscettibile, è la riduzione dell’interesse dei fondi pubblici, non sperabile nelle attuali contingenze politiche. 1 Ministeri dell’estero, dell’iaterno e dell istruzione pubblica non vi offrono campo a larghe riduzioni,

Nel bilancio del Ministero di grazia e giustizia ci pare pos- sibile l’operare notevoli economie.

Riputiamo potersi fare scomparire da esso le ani del culto che ascendono a quasi un milione.

L’accertamenio dell’asse ecclesiastico, oramai portato a compimento, ci fa persuasi essere possibile il provvedere in modo decoroso e conveniente al sostentamento del clero ed ai bisogni del culto, senza il concorso deli’erario dello Stato.

Le riforme da compiersi per raggiungere questo scopo, lungamente maturate, prudentemente operate, riusciranno

non solo utili alla finanza paliitea, ma torneranno altresí a benefizio del clero, togliendo ai suoi avversari un’arma po- tente per combatterlo.

La Chiesa, non piú cagione di sacrifizi, ma solo sorgente di benefizi, acquisterá nuovi titoli all’affetto ed alla riverenza dei popoli.

Dalla riforma del Codice di procedura criminale, che sta per essere sottoposta alle vostre deliberazioni, possiamo con fon- damento aspettare una lieve riduzione nelle spese di giusti- zia che raggiungono oramai la somma di un milione.

L’ istituzione della Corte dei conti ed alcune altre disposi- zioni debbono pure contribuire a scemare le spese dello Stato. In vista quindi dei sopraccennati risparmi, pensiamo che il bilancio passivo del 4855 possa nella sua parte ordinaria ri- dursi a lire 129,000,000, non valutando però l’aumento delle spese d’ordine.

Il bilancio attivo del 1854 è calcolato a lire 118,000, 000; ove le entrate rimanessero stazionarie nel 1855, il disavanzo di quell’esercizio sarebbe ancora di lire 11,000,000.

Ma ciò non sará, giacchè le entrate sono suscettibili d’un notevole aumento, senza aggravare soverchiamente i contri- buenti. L’anno scorso dicevamo doversi il bilancio attivo por- tare a 124,000,000 ; ciò ripetiamo quest’anno.

Onde raggiungere questa cifra avevamo indicato lo stabili- mento di varie nuove tasse, e fatto assegno ad un tempo sul- l’aumento dei prodotti delle strade ferrate e delle altre tasse indirette. La massima parte delle nuove tasse furono dalla passata Legislatura votate; solo non vennero uè approvati, nè proposti l’aumento sulla prediale e la riforma delle leggi sul bollo, sull’insinuazione e sulle successioni.

Rispetto alla prima di queste misure debbo dichiarare es- sere opinione del Ministero di difteriria e di rimandarla a circostanze piú propizie alle proprietá fondiarie.

Non è giá che le terre considerate nel loro complesso sieno soverchiamente gravate; che anzi riputiamo non esservi con- trada in Europa ove la tassa fondiaria stia in ragione minore del reddito totale dei terreni.

Risulta infatti dalla formazione dei nuovi ruoli della con- tribuzione prediale, dai quali vennero dedolte le quote rife- ribili ai fabbricati, che questa ascende nelle provincie di ter- raferma.a lire 10,700,000 ; somma questa che sarebbe repu- tata tenuissima ove fosse un po’ equamente ripartita.

Ma, per inala sorte, il riparto della contribuzione prediale è cosí arbitrario, cosí imperfetto, che, nel mentre alcune pro- prietá, alcuni territori, intere provincie non pagano che tasse minime, altri territori, altre provincie soggiacciono di giá a pesi gravissimi.

A fronte di uno stato di case cosí anermale, il legislatore deve provare una quasi invincibile ripugnanza ad acerescere la contribuzione prediale onde non rendere piú grave una palese ingiustizia.

D’altronde quand’anche le sovra esposte considerazioni non ci distogliessero dal proporvi un aumento nell’imposta pre- diale, nen ci parrebbe opportuno il farlo nelle attuali circo - stanze, avato riguardo alle ripetute calamitá a cui ie terre andarono soggette. Gii scarsi raccolti di cereali, Ja pertinace malattia della vite, i tenui prodotti dei gelsi e delle olive hanno ridotto le risorse della massima parte dei proprietari a tale segno da toglier loro i mezzi di sopportare nuovi ag» gravi.

La contribuzione sni fabbricati sarebbe forse suscettibile d’essere accresciuta, giacchè essa diede frutto minore ci quello che da essa si aspettava.

Ma se si pon mente che si sla per attivare per la prima