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“e stateve allegramente„ 43

dirizzo della madre, e il testo e i saluti, e il poscritto, e il secondo poscritto: per leggerla, bisogna girarla tre o quattro volte, nelle mani. Tirate fuori dalla tasca del grembiule di una lavandaia, di una serva, di una povera qualsiasi lavoratrice della vita, quante di queste cartoline, io ho lette, e, ad alta voce, le ho rilette alla madre che, già già, le sapeva a memoria. Aveva trovato il tempo, il figliuolo lontano, fra le rudi fatiche e le ore di battaglia, di mandare alla sua mamma, a Napoli, qualche notizia della propria salute, così breve breve, un piccolo dettaglio della propria vita, una domanda ansiosa di lei, dell’altro genitore, dei parenti, della innamorata, un saluto a tutti, un bacio a tutti.... E, sempre, una parola filiale, pregando la madre di non stare in pensiero per lui, spiegando alla madre che la guerra si sta vincendo, ogni giorno più, narrando, in certe curiose parole, che gli austriaci scappano sempre. Preziose cartoline, che la madre riprende subito, dopo la mia lettura, che essa conserva come cosa carissima, mentre, nei suoi occhi, vi è un velo di lacrime: ma sono lacrime di fierezza. Pre-