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42 “e stateve allegramente„

generosi e nobili, soldato nostro, soldato di questa Napoli nostra, ti scorgiamo nella mischia e nel riposo, nell’ora dell’immenso periglio e in quella del meritato riposo! E a un tratto, fra tante immagini successive, in cui piace a noi di evocarti, di lontano, sembra a noi di vederti, fermo, curvo sopra una carta, dove la tua mano traccia dei caratteri, lentamente, con attenzione. Tu scrivi, tu scrivi a mamma tua. È il «figlio bello» che scrive alla sua «cara matre....»

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E non le lettere che noi pubblichiamo, in quella rubrica, così impressionante, non solo quelle, giungono alle nostre donne del popolo, dalle zone di guerra: ma ne giungono delle molto più ingenue, scritte a grossi caratteri puerili, fatte di poche frasi, quasi sempre le stesse, ma che contengono, per il figlio che le ha scritte, per la madre che le legge o se le fa leggere, sempre qualche cosa di suggestivo. Tal volta sono delle cartoline, ove la mano inespertissima ha confuso indirizzo proprio, in-