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16 noi, che restiamo....

vera disciplina di virtù, un vero esercizio di bene: è questa forma di amor patrio, che è il dover nostro, in Italia. Non debbono gli uomini che marciarono oltre l’Italia, verso le terre irredente e già le bagnarono del più puro loro sangue, per conquiderle al nostro amore fraterno, alla nostra fraterna nostalgia, sapere che l’Italia si è fasciata di lutto, solo perchè è in guerra, mentre essa giura sulla vittoria: non debbono sapere che essa si è fatta abbattere dal cordoglio, prima ancora di ogni vasta azione campale: non debbono saperlo, se si vuole che il loro animo di combattenti sia sereno, se si vuole che il loro cuore si esalti. Non dobbiamo noi che restammo a custodire la famiglia, la casa, la città, diventare i lugubri custodi di un cimitero di vivi; il tesoro della patria che ci fu confidato, dobbiamo accrescerlo di forza, di ricchezza, di bellezza, qui, mentre laggiù i nostri soldati lo accrescono di gloria. Vivere, dobbiamo, di una vita piena di ogni energia morale, piena di ogni vivificazione intellettuale: vivere, dobbiamo, di una vita operosa, efficace, la quale ci distragga potentemente dal nostro segretissi-