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noi, che restiamo.... 13

fare delle orgie eleganti». «Voi morite per noi — dicevano gli inglesi, i tedeschi, i russi, ai loro fratelli, sul campo — e noi vogliamo soffrire, qui, ma lavorare, vogliamo soffrire, ma compire il dover nostro, vogliamo offrirvi in cambio il nostro coraggio civico, quello di vivere per la nazione nostra e per la sua fortuna ...»

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Quale delle due forme sceglieremo noi, noi che siamo restati a casa, per onorare il coraggio di coloro che sono partiti per la frontiera orientale e per tener ferma, in patria, la fortuna d’Italia? Qual’è, mai, il nostro primo dovere, noi che abbiamo benedetto e bene diciamo, in segreto, ogni passo di coloro che ci sono lontani — e presenti, sempre, nel nostro spirito! — e che vogliamo renderci degni, qui, di tanto loro sacrificio? Vogliamo abbandonare i nostri affari, le nostre industrie, i nostri commerci, per una pesante e triste pigrizia morale e fisica? Vogliamo disperdere il frutto delle nostre fatiche, non coltivandolo