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xiii prefazione


E le scrittrici, le poetesse? D’un tratto, esse sono balzate fuori dal forte, dal soave sogno che tenea la loro anima, e ogni visione della loro mente è stata abolita, e una freccia mortale ha trafitto il loro cuore, lethalis arundo. Tutte sono ridiventate delle donne, delle semplici, oscure donne, nella loro sussultante sensibilità, nella loro tenerezza sanguinante, in tutte le loro viscere materne, sofferenti di un dolore che non ha nome e che ha tutti i nomi: tutte non sono state più che madri di soldati, mogli di soldati, sorelle di soldati: tutte sono state solamente delle ignote anime feminili, che della loro innumerevole pena, hanno voluto fare un’opera di pietà feminile, di carità feminile, un’opera di bene, anonima, quasi segreta e pure palese, un’opera tenace, efficace, di bene, di bene, non altro che di bene! Ah non sono più escite dalla penna di queste scrittrici, di queste poetesse, le istorie e le immagini, le rivelazioni e i ricordi: il tempo di guerra è trascorso, trascorre, e per quello che esse amavano e che facevano amare, que-