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e a disputarsi la corona di questa dea. Ella pendeva lungamente irresoluta a qual dei due numi meglio convenisse di darla. Quand’ecco la Fama, accompagnata dall’Amore e dall’Imeneo, se ne veniva baldanzosamente mostrando i ritratti degli sposi reali e celebrando le loro virtú. La Gloria, a tale aspetto sorpresa, cedeva la corona, e ne ornava i ritratti de’ principi; il che riconosciuto per giusto dai due numi competitori, non solo approvano la risoluzione della dea, ma essi medesimi, di capo levandosi i loro allori, alla contesa corona gli aggiugnevano. Ciò eseguito, i due ritratti venivano collocati nella parte piú cospicua del tempio della Gloria, con molta festa di tutte le divinitá colá congregate. Il secondo ballo, posto in iscena dal signor Favier, era intitolato Pico e Cariente. Consisteva questo in una rappresentazione degli amori di Pico e di Canente, fatta dietro alla celebre favola delle Metamorfosi ; ma terminata con lieto fine, e mista d’episodi riferibili alle nozze delle LL. AA. RR. Facevano le principali parti nell’esecuzione di questi balli i due nominati signori Pick e Favier e le signore Lablache e Binetti. Il coro poi de’ ballerini subalterni era numerosissimo e scelto non solo per l’abilitá, ma anche per l’avvenenza, necessaria alla perfezione dell’oggetto teatrale. Dalle cose fin qui riferite, alle quali conviene aggiugnere la ricchezza, il lusso, la varietá e la multiplicitá straordinaria degli abiti, delle scene c d’ogni altro genere di decorazione, ò troppo facile di congetturare la splendidezza e la magnificenza di tutto lo spettacolo, col quale si terminarono i pubblici divertimenti di questo giorno. I trattenimenti del giorno diciassette seguente consistettero nel giro delle carrozze, che chiamasi «corso alla romana», fatto medesimamente in porta Orientale, e nella serenata, che recitossi la sera in teatro. II corso delle carrozze è un oggetto massimamente considerabile nella nostra cittá per il sorprendente numero di quelle e per la ricchezza ed eleganza loro. Aggiungasi che nella presente circostanza n’era di molto accresciuta la quantitá per quelle di