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membri dell’architettura; di modo che e distinguevansi assai bene le parti, e rompevasi piacevolmente l’uniformitá ntllo stesso colore fondamentale. Il quale perché non venisse facilmente a smarrire col diseccar de’ rami e delle foglie, erasi usata la cautela di valersi degli alberi del nasso e del pino, che regnano ne’ nostri monti e che serbano un verde vivissimo nello stesso tempo e costante. Cosi l’edificio, sebbene rimanesse esposto al sole continuo per ben due mesi, conservò sempre un medesimo aspetto. Le facciate, parimenti dello stesso verde, che nelle due estremitá della lunghezza della grande sala si univano con assai garbo ai portici laterali, erano aperte sotto a due grandi archi, sopra de’ quali saliva un pezzo d’ornato, che nobilmente presentavasi all’occhio di chi veniva di lontano, mentre che le aperture sotto agli archi lasciavano libera la vista e l’accesso al popolo spettatore. La lunghezza de’ portici era giudiziosamente interrotta nel mezzo da due altri grandi archi simili a quelli delle facciate, i quali davano assai largo spazio a due palchi: l’uno dei quali, posto alla mano destra della sala, era preparato per uso de’ principi, e interiormente coperto di dammasco cremisi; e l’altro, corrispondente dall’altro lato, doveva servire per la numerosa sinfonia, destinata a perpetuo decoro delle successive feste. Sotto ai grandi porticati poi stende vasi per tutta la lunghezza una gradinata a quattro ordini di sedili, disposta dalla parte destra per la nobiltá e dall’altra per li cittadini. L’area spaziosa della sala veniva occupata da un rado boschetto di verdissimi pini con bello e variato ordine collocati, all’intorno del quale aprivasi un largo viale, che prestava comodo al popolo di passeggiare in giro per tutto l’interno di quell’ameno luogo. Fra mezzo al boschetto de’ pini era disposta una grande tavola divisa in tre parti, e capace di quattrocentocinquanta persone, sopra della quale presentavasi un continuo parterre , lavorato alla chinese con singolare varietá e bizzarria. Lo spazio, per cui si stendeva la grande tavola, era tutto coperto di tende di color bianco e vermiglio, le quali, pendendo negligentemente dai circostanti alberi a guisa di padiglione, e servivano a difendere dal sole ed accrescevan di molto la