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I DIRITTI DELLA CRITICA Frammento di una difesa di Giacomo Ferguson Non ci è nulla di piú superstizioso e di piú temerario insieme, che il pretendere che gli autori riconosciuti per eccellenti e per classici in una scienza o in un’arte non abbiano mai peccato rispettivamente a quelle. Questa è un’ignoranza, una pedanteria, una insolenza, che ridur vorrebbe l’umana mente sotto al giogo della piú servile imbecillitá. Il pretender poi che non si scoprano e non si publichino gli errori dei detti autori è un toglier tirannicamente agli uomini l’innocente piacere che risulta dalla mera comprensione della veritá; un voler che non si conoscano, per mezzo dell’esempio, i pericoli ne’quali si può inavvertitamente cadere; un voler che non si profitti degli esempi, tanto piú efficaci quanto piú illustri; un levar dal mondo la sana critica, alla quale massimamente si debbono i progressi delle scienze e delle arti ; un opporsi insomma con uno abbominevole despotismo alla perfezione delle cognizioni e delle facoltá umane. Che se si giugne fino a pretendere che si scoprano e non si publichino gli errori commessi dagli eccellenti artisti nella pratica delle belle arti, ciò è un vincolar perfino nelle cose piú indifferenti, perfino nelle piú innocenti sensazioni, la naturale libertá dello spirito umano: ciò è un voler che gli uomini non