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alpestre, per l’abituazione contratta all’odio nella lunga guerra contro un nemico detestato dai còrsi (guerra fatta sempre in dettaglio e a corpo a corpo, e per conseguenza tanto piú atta a renderli intestinamente feroci e crudeli), per un lungo necessario abbandono delle relazioni sociali tra còrso e còrso, cresciuto fra il totale silenzio imposto dall’arbitrio e dalla tirannia alle nostre leggi, e per molte altre ragioni finalmente, che portava la natura calamitosa de’ tempi e dello stato politico della nazione... (0. Procurai adunque, coll’aiuto de! caro mio fratello Clemente e d’altre persone zelanti e bene affezionate alla patria, di rimettere in vigore le leggi dimenticate e di farne delle nuove, applicate alle circostanze del regno ; e nelle varie consulte della nazione, valendomi massimamente della naturale eloquenza di esso Clemente, persona molto accetta al popolo per la sua pietá e religione e per la notoria rettitudine delle sue intenzioni, cercai di persuadere a’ miei compatrioti come essi dovevano quelle forze e quelle armi, che adoperavano ciecamente contro di lor medesimi, rivolgerle anzi contra il comune nemico; e dimostrai loro come sarebbe impossibile di sostenersi contro aU’esterna potenza, qualora essi non si risolvessero a legarsi in una sola forza e in una sola volontá, in modo che l’unico scopo del loro coraggio e della loro vendetta fossero i genovesi, o qualsivoglia altro che avesse voluto tentare di rimetter la Corsica in servitú. Oltre di ciò, andai pregando ora l’uno ora l’altro di quelli che coltivavano le piú inveterate ed ostinate nimicizie, perché volessero dimettere le private e poco nobili passioni, e per interesse e gloria loro serbar l’uso de’ loro coltelli contro al nemico di tutti. Cosi tentai per queste e per varie altre maniere, non giá di spegnere, ma di ben dirigere ne’ miei nazionali quella naturale fierezza, la quale, congiunta colla disciplina, col vantaggio, coll’amor della libertá e col desiderio della gloria, doveva supplire alla tenuitá delle forze in un popolo estenuato Iti II periodo non conclude: mano.’, (pialchc parola [Ed.],