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LETTERA PRIMA

E’ egli dunque vero, signora Elisa mia, che voi vi siete determinata di darvi alla divozione, come mi avete scritto nell’ultima vostra? Io mi rallegro assai e me ne congratulo con esso voi. Voi vi siete sempre mostrata una donna di spirito, e io v’ho sempre tenuta per tale; ma cotesta vostra nuova deliberazione me ne conferma talmente, ch’io non ne posso piú dubitare. Ogni cosa ha la sua stagione: tempo di ridere e tempo di piangere. Oh Dio! io mi risovvengo ancora con una estrema dolcezza di que’ be’ giorni che voi eravate fanciulla. Che spiritosa ragazza eravate voi mai! che graziose serate ho io passate con esso voi! Posso io dirlo con libertá ad una donna che comincia a disingannarsi del mondo? Voi non avevate gran dono di bellezza, a dir vero; ma voi avevate tanta grazia e tanti ornamenti dello spirito, ch’io non mi maraviglio se tutto il mondo correva pazzo per voi. In cosí tenera etá, come gustavate voi i buoni libri! quanta grazia, quanta eleganza di scrivere in prosa e in versi! Egli è il vero che i maligni volevano che il papá e la mamma ve li raffazzonassero alquanto, per darvi maggiore risalto; ma ad ogni modo que’ vostri sonettini amorosi, ch’io tengo ancora presso di me come un piccolo tesoro, non è possibile che fosser veduti da loro. Voi eravate pratica di geografia e d’astronomia quanto un piloto, cosí di storia, cosí di lingua italiana, inglese, francese. Il vostro canto aveva una maestria ed una soavitá incomparabile; e voi toccavate poi l’arpa in una maniera ch’io ne disgrado colui che scongiurava i diavoli in corpo a Saule. Parmi ancor vedere quel vostro zio dabbene, che andava bevendo gli applausi dagli occhi de’ circostanti e narrava lor sotto voce qualche piccola parte delle vostre prerogative; e voi fra tante lodi vi stavate tutta umile e modesta come