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che, per quanto sia grande la felicitá del suo ingegno e celebre la sua eloquenza per feconditá d’immagini e per energia d’espressione, non potrá però mai adeguare la grandezza della soddisfazione, che ho provata, e della gratitudine, che conservo e conserverò eternamente, verso l’accademia e verso di lei. Per quanto mi permetteranno le occupazioni del nuovo impiego, di cui Sua Maestá si è degnata di onorarmi, procurerò in avvenire di consagrare i miei piccoli talenti al servigio dell’accademia medesima e di significarle, anche coll’opera, il pregio in cui tengo la grazia, che mi è stata generosamente compartita. Intanto ho l’onore di dichiararmi, col maggiore ossequio, di Vostra Signoria illustrissima, ecc. Milano, 2 gennaio 1770. VIII A don Giuseppe Croce, speciale delegato delle Scuole palatine. — Milano Acclude la lettera che segue. Eccellenza, In adempimento degli ordini di Vostra Eccellenza e della deputazione in me fatta dal corpo dei professori, sottometto umilmente alla superiore ispezione dell’Eccellenza Vostra la compiegata lettera, e supplico, a nome dei professori medesimi, che Vostra Eccellenza si degni di inoltrarla ov’è destinata. Sono, con profondissimo rispetto, di Vostra Eccellenza, ecc. Milano, S aprile 1771.