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privi della prima facoltá, cioè di farsi sentir con piacere; e ciò piú per difetto d’abilitá in loro che di pietá ne’ cittadini. Che dirò io a Vostra Signoria illustrissima di tanti giovani sonettanti, che infestano il nostro paese, persuasi d’esser qualcosa d’importante, che dietro a questa vanitá estremamente nociva alle famiglie ed allo Stato perdono i talenti, che dovrebbero esser meglio impiegati? Non vi ha pur uno fra questi, che sappia cantar degnamente le lodi della virtú o del suo principe, pur uno che sia capace di contribuire una comedia od una tragedia al teatro, pur uno che faccia una cosa degna della dilicatezza e dell’eleganza del nostro secolo. Se fralle cittá d’uno Stato ve ne ha una, ove si debba meglio coltivar la dilicatezza e il buongusto, certamente è quella dove risiede una corte, dove s’aduna un corpo maggiore di nobiltá, che è la sede de’ magistrati supremi, e che per queste ragioni invita maggior copia di fo restieri. .(i). [1768]. ni Al ministro plenipotenziario conte Carlo Firmian Gli ricorda la promessa fattagli d’nna cattedra d’eloquenza. Eccellenza, Poiché l’umilissimo servitore dell’Eccellenza Vostra il professore Giuseppe Parini fu in istato di conoscere i propri doveri e di far qualche fondamento sopra gli studi da esso fatti, altro piú non desiderò che d’aver occasione d’adoperare i suoi tenui talenti in servizio di Sua Maestá e della patria; e, sebbene gli si fecero qualche offerte d’impiego sotto altri domini, (1) Manca il resto [Ed.].